MILANO CALIBRO 9 Giorgio Scerbanenco

MILANO CALIBRO 9, di Giorgio Scerbanenco (La nave di Teseo)

” Macchina per fabbricare storie “, così Oreste Del Buono denominò l’amico e collega ,Giorgio Scerbanenco. Oggi, il valore dello scrittore è ampiamente riconosciuto con la ripubblicazione di buona parte delle opere (che erano davvero tante, una ottantina di romanzi e un migliaio di racconti) e l’intestazione di un prestigioso premio letterario ma in vita faticò ad affermarsi (incluso tantissimo oscuro ed estenuante lavoro redazionale per diverse riviste femminili contemporaneamente). Praticò tutti i generi popolari della narrativa, soprattutto quella ‘rosa’ ma scrisse anche western, d’avventura e’ gialli’. Il poliziesco fu il genere che sentiva più affine e che infine gli regalò una po’ di popolarità e stima critica negli ultimi anni di vita. Soprattutto con la quadrilogia di Duca Lamberti, un ex medico radiato dall’albo per aver praticato l’ eutanasia che collaborava in delicate e scottanti indagini con la Polizia.

Questo personaggio, apparentemente ruvido e scostante ma al tempo stesso umano molto umano e assetato di giustizia, inaugurava finalmente una via più originale per il poliziesco italiano, il cui protagonista non era né il solito bonario maresciallo dei carabinieri che più che arrestare malviventi giocava a scopone e chiacchierava, né l’ ennesimo clone del commissario Maigret romanizzato o settentrionalizzato. L’ambientazione era in una Milano’ nera’ ben radiografata nella letale essenza di violenza e corruzione dietro un tran tran quotidiano di apparente rispettabilità ed efficienza che risultava particolarmente credibile anche per la scrittura al tempo stesso naif e ricercata, ritmata e senza inutili orpelli, con ampio ricorso di prestiti dal linguaggio parlato e spesso l’adozione della narrazione in soggettiva.

Nel giugno 1969 (pochi mesi prima della sua prematura scomparsa) venne pubblicata questa antologia di ventidue racconti che inaugurava la stagione del ‘ Noir’ italiano. Questo perché Scerbanenco non ricorreva più a nessun eroe o protagonista fisso e in queste storie nerissime raccontava il Male dalla parte di chi lo commetteva, i protagonisti erano delinquenti abituali o persone comuni, le forze dell’ordine o comunque i personaggi positivi erano relegati sullo sfondo e quando avevano una parte più corposa si rivelavano paladini con un buon numero di macchie e paure,erano quasi ossessionati dalla caccia ai criminali e convinti dell’inutilità del carcere, non era contemplata redenzione o seconda possibilità per chi era nato delinquente e tale sarebbe rimasto, fino a prova contraria. A differenza dei romanzi con il Duca , queste storie spaziano per tutta la penisola, in una cupa successione di delitti e/o uccisioni per vendetta fra le colline e la costa dell’ Emilia Romagna, nella fuga senza speranza di tre delinquenti da strapazzo nella pineta di Tombolo o nel girovagare in roulotte di un maniaco sessuale pedofilo intorno al lago di Garda ma rimangono riferimenti geografici abbastanza esteriori, sono storie che potrebbero succedere in qualsiasi posto dello stivale o del mondo come dimostrano le storie in cui le località sono inventate.

I racconti ambientati a Milano e dintorni ci sono anche qui però e sono sempre i più riusciti, come quello di apertura’ Milan by calibro 9′ in cui c’è uno dei personaggi meglio tratteggiati in assoluto ,una ragazza assoldata come guida turistica da due sicari americani che anche a costo della propria vita non vuole essere complice di un assassinio( da cui fu tratto uno dei primi e migliori film noir italiani’ La mala ordina’ di F.Di Leo). Molto efficaci e a modo loro struggenti nonostante efferatezze varie e il fato avverso anche ‘ Vietato essere felici ‘ e ‘ La vendetta è il miglior perdono ‘ in cui per una volta sembra essere concessa una seconda possibilità a dei delinquenti che provano a redimersi e a crearsi una famiglia, a questi due racconti e a ‘ Stazione centrale ammazzare subito’ si ispirò liberamente ancora F.Di Leo per quello che è ritenuto il suo capolavoro ‘ Milano Calibro 9’ ( qualche anno dopo ne avrebbe girato anche una sorta di discreto remake romano ‘ Diamanti sporchi di sangue ‘).I racconti sarebbero da commentare tutti ma chiudo con’ Ricordati cuore infranto’ i cui protagonisti sono dei delinquenti che in gioventù erano stati dei partigiani idealisti a cui il caso o forse il destino fa incrociare di nuovo sulla loro strada un odiato crudele ufficiale nazista e che si colora di qualche riverbero autobiografico( la fuga in Svizzera dopo l’ 8 settembre per timore di ripercussioni per articoli antifascisti scritti nel confuso periodo badogliano). Superfluo aggiungere che a chi voglia saperne di più sulla nascita del Noir Italiano che la lettura di questa antologia è caldamente consigliata.

In chiusura un ultimo omaggio a Oreste Del Buono che tanto fece per fare apprezzare G. Scerbanenco ed altri scrittori (fra cui A De Angelis e P.Marlowe), la sua prefazione a questa antologia è praticamente perfetta, ricca di notizie e acute intuizioni, non volle mai atteggiarsi a critico e si definiva un comune lettore/ spettatore ma non era assolutamente tale.

“… Fuggì subito perché poteva esserci sempre qualcuno che poteva aver intravisto..ma non c’ era nessuno: vi sono zone, in una grande città, solitarie come il più solitario deserto, più abbandonato del più abbandonato luogo del mondo…’

Recensione di Andrea Pinto

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