MISS IRLANDA, di Audur Ava Ólafsdóttir
Nell’Islanda degli anni sessanta, le donne hanno un solo e unico destino: diventare mogli, gestire la casa e mettere al mondo tanti marmocchi.
I loro orizzonti sono circoscritti nelle quattro mura domestiche, tappezzate da quadri rappresentanti paesaggi colorati, che servono per lo più a fuggire dal grigiore delle loro esistenze.
I loro sogni o le loro ambizioni non valgono nulla, devono riporli in un cassetto e diventare ricordi.
Sogni che vengono trascritti su un diario e, con celata nostalgia o rassegnazione, a volte si leggono nel rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato.
Come tutte, Hekla dovrebbe sposarsi, occuparsi dei figli, soffocare ogni ambizione a favore del compagno.
Ma Hekla ha solo ventun anni, e un sogno: quello di diventare scrittrice, consapevole però che, in un mondo dominato da uomini, deve necessariamente lottare per emergere.
Decide quindi di raggiungere nella capitale il suo più caro amico, Jón John, portando con sé pochi oggetti, la sua macchina da scrivere e, nascosto in valigia, il manoscritto del suo romanzo.
Jón John è omosessuale, anche lui sente di non poter avere un posto in quella Islanda che lo giudica, deride e disprezza.
Con lui Hekla condividerà la fame di sogni e di libertà, ma per entrambi il viaggio verso l’emancipazione sarà estremamente difficoltoso e problematico.
Mentre lui lavora come marinaio, in continuo conflitto con se stesso e con gli altri componenti dell’equipaggio, la ragazza trova un impiego all’Hotel Borg.
Qui la sua bellezza non passa inosservata. Uno dei clienti, che recluta candidate per Miss Islanda, le offre a più riprese di partecipare al concorso.
Ma Hekla, che deve il suo nome al vulcano della sua terra, trova la forza e il coraggio per opporsi al destino che la vuole incanalare nel solito stereotipato modello, perché sa che solo attraverso la scrittura potrà essere libera e avere “Una stanza tutta per se”.
In questo romanzo l’autrice esplora i sentimenti umani con estrema sensibilità e ironia.
Ho immaginato di leggere tra le righe l’esordio di questa scrittrice, la difficoltà di farsi riconoscere e apprezzare come autrice di romanzi, sia nella sua terra nativa, e successivamente al mondo esterno, senza dover per forza ricorrere al pseudonimo maschile, per imporsi come donna… ma si percepisce lo sconforto e una profonda amarezza.
Buona lettura a tutti
Recensione di Cristina Marescotti
MISS IRLANDA Audur Ava Ólafsdóttir
Questo non l’ho letto, lo farò, anche perché Hotel silence mi è piaciuto molto. Ciao, Pina