MONEY, di Martin Amis (Einaudi)
John Self è un rampante regista di ambigui spot pubblicitari che lo hanno reso ricco e pronto per girare il suo primo vero film; inizia così per lui un’avventura tra Londra e New York fatta di sesso, triste e fasullo, droga, – lo stesso successo diventa una droga – e lo sballo di una vita al massimo, fino al brusco risveglio.
In questo romanzo tutto ruota intorno ai soldi, che vanno guadagnati per poi poterli spendere in cose futili o pericolose, diventando un’ossessione e gettando il protagonista in un girone infernale di bordelli, cibo scadente, fiumi di alcol e stupefacenti, nel quale si trova perfettamente a suo agio e non lo nasconde.
Money racconta il potere dei soldi che corrompe l’arte, privandola di autonomia e sottomettendola alla logica del profitto e John Self è pronto a sacrificare il suo talento al guadagno, visto come unica meta di un prodotto artistico: egli stesso è consapevole di essere uno spacciatore di filmacci promozionali che hanno il solo scopo di arricchire le compagnie commerciali e di permettere a lui di mantenere le sue costose abitudini da tossico e con la stessa mentalità si approccia al suo primo vero film, nel quale però vorrebbe raccontare se stesso e la sua avventura nel mondo del cinema.
Nella parabola di John Self e della sua bulimica fame di soldi è possibile trovare una personale e disincantata lettura degli anni 80, decennio che più di ogni altro ha esaltato la mercificazione, i simboli di ricchezza come emblemi del potere, dietro ai quali nascondere un vuoto di cultura e valori che ha finito per creare un gorgo mortale: pochi autori come Amis sono stati capaci di descrivere gli anni 80 in tutto il loro fasullo splendore, senza ipocrisia e senza nostalgia, e con altrettanta franchezza l’autore descrive il mondo dello spettacolo come un’arena nella quale solo i più forti, non i migliori, vincono.
Money è considerato uno dei più significativi romanzi in lingua inglese del secolo XX e la traduzione italiana gli rende piena giustizia: consiglio la lettura a chi apprezza i personaggi brutti, sporchi e cattivi e a chi cerchi una chiave di lettura critica anche nei confronti del nostro più recente passato.
Recensione di Valentina Leoni
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