NATA IN ISTRIA, di Anna Maria Mori
Questo libro racconta di un viaggio, partito da Trieste e che attraversa territori e città dai nomi stranieri oggi, ma che solo 70 anni fa avevano nomi italiani e chi vi abitava era italiano.
Un viaggio fisico che la protagonista fa oggi, ma anche un viaggio mentale attraverso i ricordi di una bambina che ha fatto quel viaggio al contrario tanti anni prima.
Secondo l’autrice doveva essere un viaggio per riscoprire le bellezze della sua dimenticata Istria, bellezza che non può essere divisa dalla morte che in questi luoghi di confine ha colpito persone, culture, tradizioni e nomi delle cose.
Se anche oggi esiste una giornata del ricordo per le vittime delle foibe, ancora troppo poco si sa delle violenze psicologiche che hanno vissuto i 35 mila italiani scacciati dalle loro case e costretti a diventare esuli e stranieri nella propria patria.
Un viaggio doloroso che l’autrice fa dopo la morte della propria madre, proprio per riscoprire le proprie radici culturali attraverso profumi e sapori. Il libro è corredato da una serie di ricette gastronomiche tratte dal quaderno di sua madre che riescono ad integrare e fondere insieme le diverse culture etniche di quei luoghi oggi solo conosciuti come “Croazia”.
Recensione di Evelina Loffredi
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