NATI CON LA CAMICIA, di Roberto Corradini (Europa Edizioni – 2020)
Esistono storie che scandiscono il passaggio da un decennio all’altro. Sono per lo più storie generazionali che incrociano il romanzo di formazione, la saga familiare, forse anche la letteratura del Novecento. Dalla Seconda guerra mondiale quante cose sono successe: il luccichio del boom economico, Kennedy, i Beatles, le canzonette da spiaggia, le prime vacanze spensierate, le conquiste sindacali e sociali, le grandi competizioni sportive … Chi sono i nati con la camicia? Sono esattamente i nati nei primi anni Cinquanta. Emiliano e Francesco, nati nello stesso giorno, sono i protagonisti di questo romanzo che Roberto Corradini mette al centro della storia.
Chi conosce un poco la seconda parte del Novecento non può ricordare i fatti che si muovono attorno ai due ragazzi. Si respira l’aria del bianco e nero, delle tv del sabato sera, di Mike Buongiorno, di “Tintarella di luna” cantata da Mina; si vivono i sogni di due adolescenti che diventano grandi. La voglia di migliorarsi, di costruire il futuro, di credere che tutto sia possibile. Poi la vita mette davanti ad un bivio, bisogna scegliere. Il mondo va vissuto ed i due ragazzi diventano adulti, studiati. Hanno interessi diversi: fare il fotografo, gareggiare nello sport o suonare la batteria, come Ringo Starr dei Beatles.
La vita riserva sorprese. La famiglia, i figli. Emiliano cambia vita, va negli Stati Uniti, fa il fotografo, segue la sua passione. Diventa uomo del mondo. Francesco invece ha una vita tranquilla, serena, lo studio di commercialista con la moglie. Sono mondi diversi che segnano i due “quasi fratelli”. Le generazioni si susseguono, diventano più veloci, consumano tempi e affetti. Nella vita resta sempre il richiamo del sangue, delle prime cose fatte assieme, delle tante vite raccontate e vissute come vere. I due ragazzi protagonisti sono accomunati dal bisogno di ritrovarsi, di raccontarsi, di vedere le loro vite come si sono svolte, fare bilanci.
Quando si ha paura di arrivare in fondo al tunnel ci si volta sempre indietro per farsi luce e controllare le proprie origini. Corradini accompagna Emiliano e Francesco fino in fondo ai loro sogni, alle loro vite, alle loro libertà. La figlia di Emiliano, persa per lunghi anni, farà scattare la molla per tornare all’origine di tutto. Questo “nati con la camicia” potrebbe essere un sussidiario, un libro di lettura, un racconto lungo settant’anni. Di sicuro dentro si legge l’Italia che cambia, che accelera, che nasce subito dopo la Seconda guerra mondiale. Emergono i piani di lettura, i perimetri analizzabili, i grandi tempi.
Una volta sono stato a Padova al caffè Pedrocchi a sentire Paco Ignazio Taibo II che presentava il suo romanzo “Senza perdere la tenerezza”. Era un romanzo che raccontava la vita di CHE GUEVARA. Ricordo che disse: la storia senza racconto non esiste. Infatti, il racconto è proposta, interpretazione, giudizio. Leggere questo libro è immergersi dentro qualcosa di conosciuto che fa parte di noi. Tutto è messo là, davanti, per accendere i nostri ricordi più belli.
Be the first to comment