NESSUNO. Voci nella storia del mostro di Firenze, di Eugenio Nocciolini Edoardo Orlandi (Giunti – marzo 2024)
Chi come me è nato nel 1985 o successivamente dei fatti e dei delitti legati al “Mostro di Firenze” ha conosciuto quasi solamente gli strascichi giudiziari fino alla progressiva scomparsa dei principali indagati senza che si sia mai arrivati a trovare colui che probabilmente era il vero colpevole (e che nel mentre sarà morto per conto suo). Con gli anni ho avuto modo di farmi una minima cultura sull’argomento grazie a un paio di titoli molto illuminanti (“Il Mostro” di Michele Giuttari e soprattutto “Dolci colline di sangue” di Mario Spezi) e a una fiction imperfetta ma con un ottimo cast e una narrazione abbastanza esaustiva. Diciamo quindi che i fatti, almeno nella ricostruzione nuda e cruda, sono stai ampiamente sviscerati in varie opere, eppure questo romanzo di recente uscita, frutto del lavoro a quattro mani di due autori nati in seguito all’ultima uccisione, ci offre un punto di vista inedito, quello delle vittime dirette e indirette di quei proiettili serie Winchester, calibro 22.
È un romanzo, non ha la pretesa della ricostruzione storica, eppure è da apprezzare il grande rispetto e la sensibilità- per non parlare della cura nella ricerca delle fonti e della ricostruzione degli eventi con grande scrupolosità- con cui i narratori hanno preso pensieri, sensazioni, paure e speranze di chi ha visto la propria vita sconvolta dalle azioni efferate di quell’assassino. Parallelamente alle tristi vicende dei protagonisti seguiamo un giovane giornalista, Libero, alle prime armi e che spera di entrare nel giro attraverso questa storia: con i suoi occhi ripercorriamo i vari percorsi investigativi, le piste più o meno promettenti e le scoperte e, allo stesso tempo, la sua progressiva empatizzazione con le vittime.
Si tratta quindi di un bel romanzo, avvincente e scorrevole grazie a una prosa schietta e diretta, allo stesso tempo- è bene ribadirlo- estremamente curata e rispettosa, un’opera che ci fa riflettere ancora una volta sul dramma di quegli anni visto con occhi inediti, una tragedia che non ha avuto il suo lieto fine e che tanti interrogativi ha lasciato, tra questi uno, lo stesso che molto probabilmente è passato come ultimo pensiero nella testa di quei ragazzi “morti per amore”, “perché?”.
Recensione di Enrico Spinelli
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