NEUROMANTE, di William Gibson
Case, un hacker disposto a tutto pur di recuperare la capacità di connettersi alla rete informatica globale dalla quale è stato escluso a causa di un incidente, si allea con la cyborg Molly, per portare a termine una missione tanto misteriosa quanto pericolosa, che gli è stata proposta da un enigmatico personaggio di nome Armitage.
Nel corso degli eventi Case scoprirà di essere stato coinvolto in qualcosa di più serio del furto di dati e che dietro il suo bizzarro interlocutore si cela un vero e proprio complotto.
Neuromante si colloca in quel filone “distopico” della fantascienza nel quale è raffigurato un futuro che ci appare sinistramente plausibile, sebbene qui non si trovi la classica dittatura totalizzante e facilmente riconducibile a uno o più scenari storici del passato: il mondo di Neuromante è dominato da multinazionali che gestiscono il potere economico e militare, la cui volontà diviene legge fatta rispettare tramite una vasta rete criminale organizzata in bande mercenarie, in uno scenario di megalopoli devastate da violenza e anarchia, dove le comunicazioni si diffondono a velocità luce tramite una rete alla quale accedere da chip impiantati direttamente nel cervello.
La stessa idea di uomo è superata, perché grazie alla tecnologia, ormai parte integrante del processo evolutivo, ogni individuo può essere potenziato fino al limite imposto dal denaro o dalla mancanza di scrupoli; il tema centrale del romanzo è, infatti, proprio questo capovolgimento di ruoli, nel quale l’umano è subordinato a ciò umano non è, così, mentre gli organismi artificiali si preparano a cercare una via verso la libertà, gli umani sono sempre più prigionieri di limiti imposti dalle strutture reali.
Con questo romanzo, cupo ma di grande impatto visivo e affascinante, nel suo stile scarno privo di palpiti romantici, Gibson , in netto anticipo sui tempi – Neuromante fu scritto nel 1984 e mai data fu più profetica- suggerisce che la sua pessimistica visione del futuro sia inevitabile e che la realtà nella quale viviamo adesso non sia altro che il preludio a quella che lui descrive con tanta precisione: guardandoci intorno, oggi, è impossibile non provare un brivido di inquietudine constatando quante delle sue “previsioni” siano già realtà o sul punto di diventarlo.
Con questa consapevolezza, consiglierei la lettura del romanzo anche a chi, di solito, non frequenta il territorio della narrativa fantastica: lo spunto ammonitore del romanzo va al di là della distinzione di genere e merita l’attenzione di chiunque si sia posto, almeno una volta, l’interrogativo di dove stia andando la nostra società.
Recensione si Valentina Leoni
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