NIENTE CAFFÈ PER SPINOZA Alice Cappagli

NIENTE CAFFÈ PER SPINOZA, di Alice Cappagli

Recensione 1

Maria Vittoria è una giovane donna che sembra riassumere in sé tutti gli elementi critici della modernità: ha un matrimonio che sta in piedi “come una capannuccia di stuzzicadenti”; cerca di inventarsi un lavoro che le consenta un’agognata indipendenza economica; vive in una casa concessale in “comodato d’uso” da una suocera terribile; si è quasi rassegnata a stirare le camicie di un marito bamboccione che la tratta come una colf… eppure, in tutta questa mediocrità che la circonda, permane in lei – seppur sotto forma di rassegnazione – la lucida consapevolezza di quanto tutto ciò sia limitato e, probabilmente, è proprio su questa consapevolezza che attecchisce l’esigenza di reinventarsi, di rinnovarsi sia come persona che come donna.

 

 


E a trasformare la “potenza in atto” interviene – potremmo dire – il “fato”; infatti, grazie a un malmesso ma provvidenziale sportello dell’ACLI, il percorso di Maria Vittoria si interseca – fortuitamente – con quello di un anziano professore di filosofia, Luciano Farnesi: un personaggio singolare che rappresenta, invece, il rovesciamento di tutti i cliché derivanti dalla modernità: in una società che celebra il trionfo della rapidità e dell’apparenza, lui – non vedente ormai da molti anni – cerca, nonostante tutto, di farsi guidare costantemente dalla luce della ragione; confidando su desueti procedimenti induttivi, si sforza di leggere e interpretare le sue esperienze quotidiane attraverso gli aforismi dei filosofi antichi; nell’epoca patinata di istagram e del surriscaldamento globale si impunta a vestire di lana in agosto, calza sistematicamente scarpe di colore diverso, indossa improbabili magliette d’epoca…

 

 

I due protagonisti – Maria Vittoria e il prof. Farnesi – sembrano insomma percorrere, almeno in un primo momento, delle strade decisamente antitetiche: da un lato un cammino in discesa – quello di Maria Vittoria, appunto – verso l’assuefazione o forse la rassegnazione alla mediocrità del quotidiano, con tutto l’abbruttimento che ne deriva, dall’altro, invece, un cammino in ascesa – quello del professor Farnesi – che si allontana programmaticamente dal quotidiano, nel tentativo di raggiungere un superiore equilibrio, di cogliere il senso altro delle cose. E la cosa più strana è che, in questi due percorsi, il rapporto generazionale risulta invertito…

Un libro di garbo, quel tipo di garbo che consiste nel comunicare al lettore – dietro un’apparente leggerezza e uno stile scorrevole e piano – molti, anche profondi, spunti di riflessione…

Recensione di Esterina Guglielmino

 

Recensione 2

Ho iniziato questo libro con un certo scetticismo.

La divulgazione della filosofia, soprattutto se utilizzata per guarire l’anima, è di gran moda ma, convinta che Jostein Gaarder sia ineguagliabile e che non tutti possano essere Yalom, mi son detta “eccone un altro”.

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Ho pensato che questo romanzo fosse stato stato progettato a tavolino per far cassa e non in preda ad una reale urgenza espressiva.

Gli ingredienti c’erano tutti in realtà: l’autrice laureata in filosofia e le citazioni inserite con gran generosità e la storia non sembrava troppo originale (una giovane badante alle prese con un vecchio bisbetico).

Andando aventi nella lettura però, mi sono davvero affezionata a Mavi, la giovane protagonista che nel giro di pochi mesi prende consapevolezza di sé e delle sue possibilità e decide che è ora di cambiare, con coraggio e determinazione. Non si volta indietro, ma assapora la ritrovata libertà che ha sapore di salsedine, profumo di pareti imbiancate, pur consapevole delle difficoltà è pronta ad affrontarle.

Maria Vittoria fa il suo ingresso nel mondo del lavoro con un ruolo molto delicato: dovrà occuparsi del prof. Farnesi, un anziano professore di filosofia diventato cieco. Mavi malgrado stia attraversando un momento così complicato a livello personale, affronta il suo incarico con passione e dedizione, condivide le giornate con il professore con la disponibilità e le attenzioni di una figlia, non si lascia distrarre dai propri problemi.

Presto sono stata conquistata anch’io da questo strano mondo, dove ognuno ha i suoi crucci ma cerca di andare avanti dignitosamente.

 

Ma quanta tenerezza fanno Aurora e Costantino che ogni giorno accompagnano il povero Luciano in una passeggiata di salute e gli leggono i giornali? E il professor Farnesi, goloso come un bimbo, che per le patatine fritte farebbe qualsiasi cosa? Poi ci sono gli ex alunni del professore che, ormai diventati uomini, non lo hanno dimenticato ed anzi gli testimoniano un sincero affetto andandolo a trovare e improvvisando tavole rotonde sui massimi sistemi.

Un mondo popolato da persone originali, con le strane fissazioni degli ottuagenari e i capricci fastidiosi degli adolescenti e sullo sfondo un’immensa biblioteca che viene consultata in ogni situazione. Qui la filosofia offre indicazioni di vita; ogni brano, ogni citazione suggerisce come affrontare un problema.

È stata proprio l’empatia con cui vengono tratteggiati i vari personaggi a conquistarmi, la sensazione di far parte di quella strana compagnia, il piacere di condividere con loro un po’ del mio tempo.

 

Struggenti le ultime pagine, dove il tema del fine vita viene trattato con delicatezza non comune…e Mavi, così disponibile, così presente e così coinvolta, viene vivificata e rinnovata da questa esperienza, comunica al professore il suo nuovo progetto di vita dandogli un’ultima e importantissima soddisfazione.

Ovviamente, sullo sfondo, l’amata Toscana e poi l’amore, che non può  mancare!

Recensione di Gabriella Calvi

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