NOI, di Paolo Di Stefano
Una saga familiare che affonda le sue origini in Sicilia, precisamente ad Avola, terra dai connotati forti. Il racconto inizia dal patriarca, un certo don Giovanni detto anche “Femminaro”, pecoraio, uomo narcisista e all’antica che non rinuncerà mai alle sue libertà sessuali e alle prepotenze, “trattava le donne come pecore e le pecore come pecore, cioè come donne” e continua descrivendo i personaggi che hanno fatto da cornice a questa narrazione.
In certi casi, viene da chiedersi cosa può far diventare la storia di una famiglia comune, “dai connotati grigi” una storia straordinariamente interessante. Ed è proprio qui il segreto, l’abile penna di Di Stefano che funge da ago e che tesse una trama dalle impunture sottili, lavorando di memoria, attraverso i racconti di un padre ormai anziano e che all’improvviso decide di donare i suoi ricordi al figlio, prima che possano sbiadire per sempre.
Mano a mano che le pagine scorrono, iniziano a definirsi i profili dei personaggi che compongono questo racconto familiare, all’interno del quale va a delinearsi anche il contesto storico e sullo sfondo di esso, come macchie violacee si delineano anche i contorni del passato di questo nostro Paese.
E le voci di chi racconta diventano un ossessione per Di Stefano che non vuole dimenticare, così le parole si trasformano in note incise su di un pentagramma. L’autore prende appunti mentre intervista chi, ormai anziano funge da memoria storica, un bloc-notes, una penna e la curiosità di porsi all’ascolto dell’altro, trasformando in emozioni le parole.
Poi ci sono frasi scritte come poesie, come prosa, filastrocca e lamento insieme, che graffiano le pagine del libro, parole rosso sangue, parole di un bambino che accompagnano i ricordi dell’autore. Appaiono di tanto in tanto, come dall’aldilà, spezzando la narrazione come una voce che insegue chi racconta.
Recensione di Marzia De Silvestri
NOI Paolo Di Stefano
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