NON ABITIAMO PIÙ QUI, di Andre Dubus (Mattioli 1885)
Prima di dire qualcosa su questo libro, sento la necessità di parlare di Andre Dubus, dell’uomo Dubus, della sua vita, di ciò che lo ha profondamente segnato, facendo di lui lo scrittore straordinario che è poi diventato.
Innanzitutto la violenza subìta da sua sorella: questo gli procurò molte paure e gli fece prendere la decisione di portare sempre con sé un’arma, fino a quando non si rese conto, una sera, di essere davvero capace di usarla, spaventandosi.
Poi l’incidente stradale, avvenuto mentre prestava soccorso a due fratelli in difficoltà con l’auto, che gli tolse l’uso delle gambe.
Mentre affrontava tutte le difficoltà post-operatorie (una gamba poi gli fu amputata), la sua terza moglie lo lasciò, portandosi via le due figlie.
Un uomo generoso e dolcissimo nascosto dentro un corpo vigoroso e imponente di cui andava fiero e a cui, poi, dovette rinunciare, senza mai perdere il coraggio di vivere, nonostante la depressione.
Un grande uomo…”che sulla sedia a rotelle divenne ancora più grande”.
Ci troviamo di fronte a due coppie, Hank ed Edith e Jack e Terry, in diversi momenti della loro vita tra i 20 e i 35 anni, mentre scoprono l’amore, ne subiscono le conseguenze, cercano di modellarselo addosso, ne vengono sopraffatti, poi ne prendono le distanze…
Quattro amici, quattro insoddisfazioni, quattro modi diversi di vivere l’amore, e di tradirlo.
Ma è inutile stare lì a cercare le colpe…Dubus non ne dà, non accusa nessuno e nessuno giustifica…lui analizza, scava, accoglie le imperfezioni e ce ne fa dono. Con amore. Lo stesso amore che tra queste pagine viene lacerato, sporcato, rinnegato e cercato disperatamente.
Matrimoni sgualciti, sbilanciati, sempre in bilico, pieni di vuoti che cercano di essere riempiti con nuovi amori, vecchi ritorni, bugie, corse disperate e bicchieri di bourbon con ghiaccio (tanti, come nella migliore tradizione americana).
Pagine intrise di disincanto…ma anche di vita, illusioni, sensualità, forza, speranza.
Dubus dipinge gli uomini con tutte le loro incertezze, i ripensamenti, gli errori, le debolezze…uomini a cui non viene fatto nessuno sconto.
Le sue donne sono donne vere, alle prese con la casa, con i lavori quotidiani, donne capaci di piangere, di urlare il proprio dolore, di mostrarsi fragili e subito dopo dure come la pietra.
Un uomo, Dubus, coraggioso e battagliero, mai compiacente verso se stesso e verso il suo lavoro.
Non si è mai venduto al miglior offerente, è sempre rimasto fedele a chi per primo ha creduto in lui e nel suo talento.
Aveva paura di guadagnare con la scrittura perché temeva che questo potesse corromperlo, potesse trasformare quello che per lui era un bisogno esistenziale, in una mera attività commerciale.
È bello e raro riuscire a trovare un grande scrittore come lui, dove “grande” ha un’accezione molto ampia che abbraccia tutto, privato e letteratura.
Recensione di Antonella Russi
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