NON SIAMO TUTTI AL MONDO NELLO STESSO MODO, di Jean-Paul Dubois
Recensione 1
Il buio e la benzodiazepine, generosamente distribuite, cominciano a fare effetto. Presto il ventre della prigione potrà avviare la sua pigra digestione e lentamente tutti gli uomini che vi abitano, a loro volta, per il breve tempo di una notte, spariranno negli scarichi dell’oblio.
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Questo é un romanzo che mi ha messo in crisi. Mentre lo leggevo, fortemente attratta da un titolo che sa di saggia verità, mi sentivo impreparata, inadatta, incapace di coglierne la meraviglia pur annusandola. Così faccio una follia: finisco il libro e lo ricomincio all’istante.
Ed ecco che riesco a vedere la meraviglia di questo romanzo, la forte carica letteraria e la maestria dell’autore. Ogni singola parola sembra essere stata pensata e cercate per anni.
Questo é un romanzo cupo direi, é una riflessione sull’essere umano e sulla sua infinita e naturale capacità di fallire.
Ecco, è un romanzo sul fallimento, e sulla triste realtà che “esistono infiniti modi di perdere la vita”. Protagonista del romanzo é Paul che all’inizio del romanzo è rinchiuso nel carcere di Bordeaux (verra rinchiuso il giorno dell’elezione di Obama)e ci resterà per due anni, bisogna arrivare alla fine per capire cosa lo ha portato lí dentro. Il suo compagno di cella è Patrick Horton, un Hell’s Angel tatuato, un energumeno in realtà fragilissimo. Faccio questa precisazione perché queste caratteristiche dei due personaggi sono un tratto ricorrente e importante nel libro.
Paul è uomo combattuto, che fa la sua battaglia, un’anima divisa in due. Lui che é consapevole di ciò che ha fatto e non se ne pente, privato della sua libertà riscopre, paradossalmente, di essere più libero proprio ora che è rinchiuso perché ha il tempo dalla sua parte e può così rievocare il passato e farci finalmente i conti. Cosi capitolo dopo capitolo Dubois ci presenta tutta la sua vita: l’infanzia a Tolosa con due genitori contrapposti (il padre danese Johanes Hansen «di professione pastore protestante» e la madre, una femminista ante-litteram che eredita dai genitori un cinema), il trasferimento il Canada, l’incontro con Winona, una pilota che sposerà, fino ad arrivare alla Danimarca delle origini.
Con una penna sopraffina l’autore fa viaggiare il lettore nello spazio ma soprattutto nel tempo, in compagnia di tutte quelle presenze impalpabili che abitano la cella proprio perché Paul le rievoca; sono tutte persone che non ci sono più. Il romanzo è breve ma ricco di alti e bassi, di disperazione e di ironia, ci sono pagine ricche di spiritualità e poi di corsa giù nel buio e negli abissi terreni, segnali di grande generosità e bassezze tipiche degli esseri umani…
In questo libro c’é la vita nella sua meraviglia e nella sua crudezza, c’è anche profonda empatia senza retorica, l’autore educa a non giudicare i personaggi ma invita a guardarli senza preconcetti, Dubois ci racconta la nostra vita in fondo e ci dice di capire che «non stiamo tutti al mondo allo stesso modo».
Finita la seconda lettura posso dire che è un libro non di facile lettura a primo impatto, almeno per me, che potrebbe quasi annoiare se non si scorge la giusta chiave di lettura ma che una volta presa in mano quella chiave…conquista profondamente.
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Recensione di Maria Elena Bianco
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Recensione 2
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Vincitore del premio Goncourt 2019. Libro scritto dall’autore in 51 giorni.
Io l’ho trovato bellissimo, commovente e ben scritto. Lo consiglio vivamente.
Nella prigione di Montréal Paul Hansen sta scontando due anni di pena, e condivide la cella con Patrick Horton, membro di una banda di motociclisti accusato di omicidio.
Paul è un uomo per bene, onesto lavoratore, silenzioso. Perché è in prigione? Perché non si pente di ciò che ha fatto?
Lo sapremo solo alla fine del romanzo.
La storia si alterna tra ciò che succede in carcere, sul suo coinquilino di cella, sulle condizioni dure della prigione e sul passato di Paul dalla Francia del 1968, della sua famiglia, di ciò che è accaduto prima del suo arresto.
Questo libro è un libro che indaga sull’anima umano, sulla memoria, sulla giustizia, sulla capacità di vivere in pace con i propri fantasmi.
Recensione di Lucia Ferrante
NON SIAMO TUTTI AL MONDO NELLO STESSO MODO Jean-Paul Dubois
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