NON SPARATE SUL PIANISTA, di David Goodis (Mondadori)
“Se guardi Eddie, che cosa vedi? Un musicista da trenta dollari la settimana che siede davanti a un pianoforte di seconda mano. Un nessuno dallo sguardo assente le cui ambizioni nella vita ammontano a zero, un fallito che lavora da tre anni in un locale senza aver mai chiesto un aumento…che non brontola quando le mance sono scarse e nemmeno quando gli ordinano di aiutare a mettere a posto tavoli e sedie alla chiusura, o di spazzare il pavimento. La sua presenza non significa nulla, quasi che lui non fosse lì e il piano suonasse da solo… indifferente a tutto, concentrato solo sulla tastiera, contento della paga da fame e degli stracci di vestiti…
Ma non è stato sempre così…e quando suo fratello entra da quella porta in cerca d’ aiuto, di nuovo cacciatosi nei guai, è come se fosse entrato il Destino a riprendere con Eddie un discorso lasciato a metà…un Destino che non dimentica e non perdona…”
David Goodis a più di cinquant’anni dalla sua scomparsa è un nome che ancora non dice molto a tanti appassionati anche del genere poliziesco forse perché in Italia è stato pubblicato dalle collane Gialle ma il colore perfetto per rappresentarlo è il Nero o alla Francese Noir. Le definizioni dei generi letterari lasciano sempre spazio all’equivoco o all’interpretazione ma semplificando direi con l’ ausilio della Garzantina che’ il Noir è quel particolare filone della letteratura poliziesca nel quale si tratta di gangster, detective, rapine, ricatti, intrighi e in cui i crimini restano (quasi sempre) impuniti. Il protagonista è un delinquente o un personaggio che ne assume gli atteggiamenti’ e in questo bel romanzo di D. Goodis del 1953, la polizia è quasi solo evocata, non c’è neanche un detective privato come ‘ surrogato’. Eddie Lynn il pianista del ‘Covo di Harriet’è un antieroe quasi da manuale, che vede più volte il destino accanirsi contro di lui.
Per brevi periodi alle stelle (concertista da Carnegie Hall con amatissima moglie) per lunghi periodi alle stalle dopo il suicidio della sua amata, perso per anni fra le note dello scalcinato piano del Covo di Harriet finché uno dei ribaldi fratelli non lo riporterà ad una cupa realtà…di nuovo brevemente un grande amore… gangsters che gli danno la caccia…il tentativo di rifugiarsi in campagna e poi…e David Goodis aveva molto dei suoi antieroi, non era alcoolizzato come per anni si è creduto ma anzi sembra addirittura fosse astemio nonostante le sue iperrealistiche descrizioni degli effetti dell’alcool, scrisse tantissimo per le riviste Pulp ma ebbe anche un periodo molto florido che grazie ai diritti d’ autore ricavati dalla versione cinematografica di uno dei suoi romanzi di maggiore successo’ Dark Passage/ la Fuga’ che lo legò contrattualmente per sei anni con una compagnia di Hollywood non seppe vivere da ‘vincente’ si pensi che in quel periodo si accontentava di ‘affittare’ un divano a casa del suo avvocato a 4 dollari alla settimana quando avrebbe potuto permettersi una villa tutta sua, indossasse un guardaroba simil clochard e passasse delle giornate in totale abulia aspettando l’ ispirazione a cui facevano da contraltare altre di frenetico lavoro, con il gusto degli scherzi da adolescente e l’attrazione per le donne/ balia…il primo serio interesse critico venne come molto spesso in casi analoghi dalla Francia… Truffaut adattò questo suo ‘Down there’ ambientando abilmente la storia in un bistrot parigino per il suo secondo lungometraggio’ Tirate sul pianista’ con un indimenticabile C. Aznavour- Eddie ed altri suoi romanzi adattati da cineasti transalpini… consigliato a chi voglia conoscere un po’ l’altro volto del genere poliziesco…senza protagonisti alla Sherlock Holmes, Poirot, P.Vance ma nemmeno di duri alla Marlowe o anonimi funzionari e agenti dell’87esimo distretto…play again Eddie…
Recensione di Andrea Pinto
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