NOTTURNI, di Kazuo Ishiguro
Kazuo Ishiguro (premio Nobel 2017) ha la capacità di scrivere storie cosi aderenti alla realtà da risultare paradossali. Con la sua prosa precisa, il linguaggio corretto, lineare, pulito riesce a oltrepassare la linea invisibile del mondo onirico senza che il lettore possa accorgersene.
In “Notturni’, cinque storie collegate dalla musica, benché questa, filo d’Arianna, è soltanto il modo per congiungere la quotidianità presente con le note malinconiche dei ricordi, il concreto con l’immaginario, il tempo attuale con il nebuloso, vago futuro nel labirintico gioco che è l’esistenza, i cinque protagonisti si amalgamo all’unisono e ci regalano, senza troppe pretese, cinque racconti narrati con la leggiadra, ma chirurgica, penna dello scrittore de “Quel che resta del giorno”.
Le storie, dal finale tronco, sospeso proprio come è il percorso addivenire di ogni essere vivente, si alternano fra bassi e alti, lievi e gravi in un rigore maniacale che affonda le radici nel ridicolo spaesamento di vivere in un buio crepuscolare, raggiungendo, proprio nell’oscurità del silenzio, acustiche solenni.
Forse non è uno dei migliori libri di Kazuo per la ripetitività delle storie – leggerne una equivale a leggerle tutte e cinque perché sembra che lo stesso protagonista salti da un’esposizione all’altra – tuttavia è forse questo, vale a dire la ripetitività, il gioco forza che, paradossalmente, lo rende un libro niente affatto sgradevole, anzi. Perché nella ricerca della vanagloria dei personaggi, rinchiusi in una falsa inetta umiltà, Kazuo sfiora con soggezione Pirandello in “Sei personaggi in cerca di autore” e in “Così è se vi pare” e accarezza timidamente Samuel Beckett in “Aspettando Godot”.
E se nelle stranulate vicende lo scrittore si affaccia sornione tra l’ilarità del lettore e lo sbalordimento di questo per il ridicolo delle scene, lo stesso sembra godersi il disagio confusionale di deliberato inganno di chi legge l’insensatezza della vita cosi tanto reale da sembrare un sogno.
“Che senso abbia tutti ciò, Dio solo lo sa”
Recensione di Patrizia Zara
NOTTURNI Kazuo Ishiguro
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