Novecento è stato per me il suo gioiello: NOVECENTO, di Alessandro Baricco
Qualche sera fa ho rivisto “La leggenda del pianista sull’oceano” film che il regista Tornatore ha tratto da Novecento, con le musiche di Ennio Moricone. .
Bello, mi ha indotto a rileggere la storia, un monologo teatrale che per dichiarazione dell’autore e’ in bilico tra una messa in scena teatrale appunto e un racconto da leggere ad alta voce.
Come al solito quando un testo merita, la rilettura e’ stata meglio della prima volta.
67 pagine incalzanti, poetiche, tese, potenti.
D’accordo, nel film c’erano anche le musiche di Moricone (eccezionali), ma la parola scritta è ancora un’altra cosa, arriva piu’ in profondità.
E poiché il testo è del 1994, ho ricordato quando, proprio in quell’anno, aspettavo in 2° serata ” Pickwick, del leggere e dello scrivere” dove un giovane Baricco raccontava i grandi romanzi moderni.
Era un trascinatore, anzi un affabulatore.
Con la sua bella faccia circondata da riccioloni neri, la camicia bianca con le maniche arrotolate (e’ importante? Si) incollava allo schermo ed ogni libro che commentava provocava l’impulso di leggerlo e nello stesso tempo per ogni libro gia’ letto mi induceva a pensare a particolari non notati o a situazioni non comprese a fondo.
Avevo il sospetto che al di la dei contenuti si compiacesse, ma solo un po’, della sua immagine, ma bisogna dire che un affabulatore e’ leggermente diverso dallo
scrittore perche deve persuadere anche con la voce, l’espressione, l’aspetto.
Passai al Baricco scrittore.
Oceano mare. Interrotto a metà.
Seta. Interrotto un po più in là.
Quando si legge e ci si chiede continuamente – cosa sto leggendo? – non poteva fare meno sfoggio di parole e andare al sodo? – non è forzata questa espressione? –
allora e’ meglio interrompere senza rimorsi.
La vita e’ troppo breve per sprecarla in letture forzate se, per propri limiti, non si e’ in grado di apprezzarle.
Ma Novecento è stato per me il suo gioiello.
A tratti, durante la lettura, sentivo echeggiare il Baricco affabulatore (che poi Novecento è stato scritto lo stesso anno di Pickwick).
Il geniale Danny Boodmann T. D. Lemon era davvero un grande, uno speciale.
Come pianista, certo.
Però come noi lettori facciamo nostre le storie di altri attraverso la letteratura, lui leggeva la vita dei passeggeri sulla nave e sapeva tanto del mondo la’ fuori.
Senza viverlo, senza scendere quel terzo scalino del Virginian che gli faceva paura perche’ il mondo e’ grande e difficile da gestire mentre i tasti del pianoforte erano sotto il suo controllo.
Mi intriga la sua paura del terzo scalino, perche’ non e’ cosi strana e inconsueta.
Chi non l’ha provata almeno una volta e ha mortificato la voglia di vivere per paura?
“Per salvarmi sono sceso dalla mia vita e ogni gradino era un desiderio a cui dicevo addio”
Il miglior Baricco che in 57 dense pagine ha saputo racchiudere il dentro e il fuori di una vita intera.
Recensione di Ornella Panaro
Novecento – Alessandro Baricco
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