OH, BOY!, di Marie-Aude Murail (Giunti)
Simeon, Morgane e Venise sono una triade di fratelli e un solido concentrato di sfiga: dopo un padre in fuga e desaparecidos (la peggiore rappresentanza genitoriale di sempre) perdono anche la madre in circostanze drammatiche.
Questi amabili tre ragazzini, che insieme manco arrivano a 40 anni d’esperienza, faranno di tutto affinché le politiche sociali del territorio non intaccano la loro impresa semplice tanto quanto disperata: Nessuno separi i fratelli Morlevent!
All’orizzonte due possibilità: essere tutti affidati ad un fratello neomaggiorenne di nome Bart (con cui condividono il sangue solo per parte di padre), scalmanato e senza lavoro e partner fissi che mai al mondo si è pensato capace di appartenere a qualcuno ne’ tantomeno di prendersene cura, o finire tutti affidati alla sorella adottiva (sempre per parte di padre), benestante e un po’ snob e con vecchie questioni in sospeso con Bart ma intenzionata solo a tenere con sé Venise perché la più bella e “adottabile” tra i fratelli oltre che con una grande ed esilarante fantasia nel tessere storie tragicomiche per le sue Barbie senza Ken.
Simeon, primogenito superdotato sia di testa che di cuore e amante della filosofia, insieme a Morgane, secondogenita introversa e “invisibile”, ce la metteranno tutta a tenere insieme la loro famiglia, scoprendo alla fine del percorso come i legami tra fratelli siano indissolubili anche quando il sangue non solo crea legami ma fa anche brutti scherzi.
Una storia raccontata con leggerezza e ironia che tocca temi importantissimi e profondi.
Una bella favola moderna che ha un finale realistico a dimostrazione che la vita vera ha molto di magico anche quando i protagonisti non hanno bacchette magiche, non incontrano animali parlanti o streghe cattive.
Una lettura perfetta dai 14 anni in su (anno più anno meno a seconda della sensibilità) specie per chi ha bisogno di riscoprire la potenza resiliente della fratria e stimolante per gli adulti che cercano una prosa scorrevole e poco impegnativa per l’estate, senza rinunciare a contenuti di un certo calibro come la famiglia e le sfide evolutive rocambolesche che caratterizzano quelle più sventurate.
“Una volta in strada, Laurence si disse che forse era fortunata a non avere figli, né sorelle, né fratelli. Almeno, di una tavoletta di cioccolata si vede chiaramente l’inizio e la fine, mentre delle storie di famiglia…”
Buona lettura!
Recensione di Marta Onirici
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