OLIVA DENARO Viola Ardone

OLIVA DENARO, di Viola Ardone (Einaudi – settembre 2021)

Recensione 1

 

Che gioia! Quella di poter leggere un nuovo libro di Viola Ardone dopo “Il treno dei bambini” che ho molto amato.

Gioia e anche un po’ di apprensione, come sempre accade quando mi avvicino al testo successivo di una scrittrice, avendone apprezzato il libro d’esordio.

Oliva è una bimba di nove anni, siamo negli anni 60′ e ci troviamo in un paesino agricolo della Sicilia dell’entroterra. Alla ragazzina piace correre a perdifiato e andare per lumache insieme al padre, uomo di poche parole e di preziosi silenzi. Che cosa deve fare, un padre, quando il figlio che più gli somiglia è una femmina?

La madre lo ricorda tutti giorni, a Oliva : la femmina è una brocca, e chi la rompe se la piglia. Finché non diventa “femmina”, può comportarsi come le viene naturale, ma poi…

Poi tutto può cambiare, precipitare come è accaduto a Franca Viola (alla cui reale vicenda il libro si ispira): un uomo si può incapricciare di te, e tu puoi non capire se lo vuoi oppure no, se ti fa piacere essere apprezzata fisicamente, visto che hai sempre pensato di essere brutta, piccola e nera. Può capitare che l’uomo, non scelto, non accetti il rifiuto (tema, purtroppo, di quotidiana attualità) e che agisca con violenza.

E che deve fare un padre, che intimamente rifiuta il ruolo di pater familias che lo obbligherebbe a pretendere il matrimonio riparatore dall’uomo che ha rapito e stuprato sua figlia?

Non è un libro sulla violenza contro le donne, non è questo, secondo me, il centro del libro, che invece indaga con grande raffinatezza il rapporto fra padre e figlia, una figlia che ama e che gli somiglia. Quanto pesa, nelle scelte di vita di una ragazza, l’affetto del padre, il desiderio di rispondere alle sue aspettative?

P. s. OLIVA DENARO è l’anagramma di VIOLA ARDONE

Recensione di Roberta Portelli

Recensione 2

Oliva Denaro è una adolescente, poco più di una bambina, convintasi che, nel tempo e nei luoghi in cui si dipana la sua esistenza di ragazzina prima e giovinetta poi, il massimo che le è consentito senza vincoli sociali di sorta è esprimere una predilezione, una preferenza, una propensione, e niente altro: vive in un contesto tale che può tutt’al più dichiarare, in segreto ed esclusivamente a sé stessa, di essere “favorevole” o “non favorevole” ad una qualsiasi opzione di vita.

Un auspicio, forse, ma certo non la proclamazione di una decisione, una scelta, un indirizzo, una alternativa da intraprendere. Oliva è femmina, e come tale, sic et simpliciter, per semplice definizione, non appartiene a sé stessa. Da quando può ricordare, e cioè da sempre, si sente ripetere che il suo destino è già scritto dalla notte dei tempi, scolpito nella roccia, immutabile ed inevitabile perché predeterminato non dalla sua intelligenza, volontà, capacità ed opportunità che la vita offre, ma esclusivamente dal suo genere: quello femminile. Siamo nel 1960 a Martorana, piccolo ed in verità misero e depresso paesino della assolata provincia rurale siciliana, qui ed allora il termine “femmina” non è indicativo di genere, ma di ruolo: indica l’obbligata collocazione sociale, il livello inferiore e sottomesso alla Padronanza maschile.

L’uomo non è un pari, un compagno, un marito, un padre, un fratello o che, è un Uomo, è padrone, è superiore, può prendere quando desidera e poi, magnanimamente, “riparare”.

E se qualcuna decide di non voler essere “riparata”? Di restare “un brocca rotta”?

Il titolo dell’ultimo romanzo della scrittrice napoletana Viola Ardone richiama subito, direttamente, senza se e senza ma, il nome della protagonista, come a dire che estrinseca immediatamente al lettore il cuore della storia: il racconto edificante della vita di una giovane donna, ed il suo contenuto ideale, costituito da autentici tesori di fermezza, coraggio e dignità, che insieme costituiscono un valore etico non altrimenti monetizzabile. Capitali e significati ancora più pregiati perché eroici ed esemplari per i tempi ed i luoghi in cui si svolgono gli avvenimenti narrati.

“Oliva Denaro” è un bel libro, molto ben scritto, con uno stile descrittivo in prima persona, direi a voce alta, chiara, intonata, i pensieri della giovane protagonista riportano esattamente non solo quella che è e quella che diviene, quanto pensa e cosa desidera, le sue emozioni, le paure, le incertezze ed i faticosi distinguo, ma con accuratezza, direi con immediatezza visiva il testo riporta mirabilmente atmosfere, modi di dire e di essere dei tempi e dei luoghi in cui Oliva vive, soprattutto i capitoli riportano precisamente la mentalità corrente, lo stile di porsi tutto biecamente maschile in una società arcaica e medievale, crudele e opprimente per tutte quelle che hanno avuto ”il marchese”.

Il menarca per una giovane è allora una pesante linea di demarcazione, tra l’essere una “piccinina”, comunque un bimbo di rango inferiore, all’essere una “femmina”, un oggetto sottoposto all’unico arbitrio maschile. Perciò questo è, più di tanti reportage storici, un testo esemplare e educativo, delizioso da leggere perché ben costruito, con cura, con attenzione, soprattutto con un pudore, una discrezione, una riservatezza encomiabili; è una lettura scorrevole, piacevole, parla di crescita e maturazione, racconta di emancipazione e di dignità, esalta la giustizia, anche quando difetta la giurisprudenza.

Credo che qualsiasi uomo con un minimo di onestà intellettuale dopo aver letto “Oliva Denaro”, si inginocchierà in un “woman lives matter”, un doveroso omaggio all’universo femminile.

Recensione di Bruno Izzo

OLIVA DENARO Viola Ardone

Oliva Denaro
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