OLTREMARE, di Paul Lynch (66thand2nd – ottobre 2022)
Dopo la trilogia irlandese, i tipi di 66th And 2nd, pubblicano, tradotto da Riccardo Duranti, il quarto romanzo di Lynch. Qui l’autore si stacca dai temi patrii per raccontare una storia di mare. Bolivar detto Porky salpa col suo barchino sfidando le previsioni che annunciano tempesta per andare a pesca in zone di mare ricche che solo lui conosce. Lo accompagna Hector, un giovane marinaio esordiente. Quando si sfida l’oceano o si superano le Colonne d’Ercole, non c’è mai da ben sperare, soprattutto poi, se minaccia uragano. Infatti, il motore della barca collassa e il GPS si cuoce. Da qui parte il racconto: Bolivar ha un passato, Hector vorrebbe un futuro.
La narrazione da adesso in poi si svolge con i ritmi di una suite jazz coltraniana: tema, breve sviluppo e infinite variazioni. La navigazione alla deriva,la fame, la fatica, avvicina i personaggi in una sorta di paternità fittizia e li allontana la sproporzione delle forze in campo: sono due soli, contro l’oceano. Presenze fantasmatiche in scansioni di racconto filosofico-psichedelico fanno apparire l’essenza della natura di entrambi. Il mare invece, nasconde la presenza degli esseri umani ma allo stesso tempo la evoca attraverso l’incontro-scontro sullo scafo di isole di pattumieresche plastiche, che ricordano che altrove qualcuno si fa lo shampoo, mangia patatine, beve bibite gassate, usa reti sintetiche per pescare a strascico.
C’è un disegno superiore che guida tutto questo affannarsi, tutto questo voler restare vivi nonostante i tanti sbagli commessi vivendo, i tanti pesanti rimorsi?
Non è dato sapere, del reso come ripete lo stesso Bolivar, sono solo un pescatore.
Recensione di Giuseppe Di Giacobbe
OLTREMARE Paul Lynch
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