OPHÉLIE SI VENDICA, di Michel Bussi (E/O – aprile 2024)
Ecco qua ancora un romanzo di Michel Bussi, che non è solo un giallo, con i suoi soliti colpi di scena e cambiamenti di direzione che da un lato ci incantano, dall’altro ci ingannano; non è solo un giallo perché ci racconta, oltre che la ricerca della verità sulla morte della madre e la conseguente vendetta nei confronti del colpevole, anche la vita di Folette, nomignolo con cui viene chiamata l’Ophelie del titolo, la bambina che a sette anni ha perso la madre e che per quasi vent’anni inseguirà i suoi demoni.
Ambientato a Rouen, nel quartiere popolare di Sorano, assistiamo subito al dramma della famiglia di Ophelie: la madre assediata dai debiti e da un matrimonio infelice con un uomo violento ed ubriacone, nel tentativo di allontanare le ire del marito dalla figlioletta, fugge e muore in circostanze misteriose, cadendo da un ponte. Della sua morte viene accusato il marito che la stava inseguendo, che finisce in carcere, mentre la bimba viene affidata ai servizi sociali e finisce in un istituto per bambine sole dove per sua fortuna trova due persone che le vogliono bene e che rappresenteranno nella sua vita un solido punto di riferimento: Nina, una bimba della sua età con la quale stringerà una profonda amicizia e Bené, l’assistente sociale ed educatrice, che rappresenterà per Ophelie una solida figura materna e che non le farà mancare mai il suo aiuto e la sua protezione.
Da questo dramma la ragazzina ne uscirà profondamente traumatizzata e non riuscirà a pensare ad altro che a vendicarsi di chi ha causato direttamente ed indirettamente la morte della madre: la accompagneremo in questa sua mania sino a quando, diventata ormai una giovane donna, riuscirà finalmente a venire a capo di quanto è avvenuto e delle circostanze che lo hanno provocato. Ma come sappiamo nei libri di Bussi mai nulla è come sembra e assieme a Ophelie anche noi lettori ci troveremo a doverci ricredere varie volte su quello che sta veramente dietro tutta la vicenda.
Dicevo che non è solo un giallo, perché qui l’autore ci porta a conoscere e comprendere il dolore che prova una bimba abbandonata, la difficoltà di crescere quando si è profondamente segnati da amare vicende, ma anche la potenza dell’amicizia e dell’affetto, ed anche quanto può essere deformante seguire un’ossessione.
Insomma come al solito, un interessante libro di questo scrittore francese, anche se a mio avviso non certo il migliore.
Recensione di Ale Fortebraccio
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