PAESE DALLE OMBRE LUNGHE, diHans Ruesch
Questo libro mi è stato segnalato in un post di commento alla mia piccola recensione de L’ultimo lappone di Olivier Truc, in cui avevo detto di essere rimasta affascinata dall’ambientazione in Lapponia e dalla descrizione della vita dei pastori che allevano le renne.
Così me lo sono procurato ed ho scoperto una storia sicuramente cruda ma che racchiude tanta umanità: narra della vita di Ermenek, un giovane inuit in cerca di moglie che finalmente conosce Asiak, una ragazza semplice ma con un carattere pungente e vispo. I due si sposano e vivono insieme la difficile vita di coloro che abitano un luogo sicuramente inospitale in cui la sopravvivenza è legata a tutta una serie di consuetudini ed usi tipici di quella zona. E così ci viene descritto il loro modo di cacciare e come si cibano, come costruiscono in ogni loro spostamento un nuovo igloo come riparo per le persone e per i loro cani, come si comportano nei confronti degli ospiti che capitano nel loro rifugio più o meno per caso e come affrontano la morte degli anziani, il parto e la sessualità, il tutto con crudezza ma anche mettendo in evidenza tutta l’ingenuità di una popolazione che si trova a vivere isolata in un ambiente difficile.
E poi li vediamo diventare genitori di due ragazzi, Ivalù e Papik, che cresceranno nella tradizione del popolo delle ombre lunghe, con una vita tranquilla sino a quando non verranno a contatto con gli uomini bianchi che, attratti dalle ricchezze di un mondo quasi inesplorato, vorranno imporre la loro supremazia. E così il mondo crudo e semplice degli inuit viene stravolto dall’incontro tra le due culture e niente potrà essere come prima anche se le scene finali fanno sperare possibile un ritorno alle vecchie usanze.
Con uno stile scorrevole e venato da una sottile ironia, Ruesch ci trasporta in un momento della storia degli inuit che non può che commuoverci e farci amare queste strane figure e le loro consuetudini così particolari. E’ un libro scritto negli anni Cinquanta da un giornalista e viaggiatore che si è trasformato in scrittore mostrandoci una perfetta conoscenza degli abitanti dell’Artico, anche se sembra che non abbia mai incontrato un inuit. Da questo libro è stato realizzato nel 1960 il film Ombre Bianche di Nicholas Ray con protagonista Antony Quinn nella parte di Ermenek.
Recensione di Ale Fortebraccio
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