PALMA DI DIO, di Sergio Nazzaro (Città Nuova)
Una Via Crucis contemporanea, quella di Paola, che tutti chiamano Palma, una storia vera e struggente, impossibile da leggere senza provare una profonda compassione per questa giovane donna e un forte desiderio di correre lì ad abbracciarla.
“Sto morendo. Non oggi. Ieri, ma è già successo. Domani probabilmente, ma lentamente. Ho trentasei anni e qualche mese sparso. Guardami in faccia. Se mi metto il fazzoletto nero delle vecchie quando sono a lutto assomiglio a loro. Anch’io sono a lutto”.
I pochi anni di vita di Paola/Palma sono stati pieni di esperienze, di scelte che ne hanno condizionato il futuro, di dolore che ha cercato una disperata consolazione nella droga, di incomprensione, ma anche di amore. Leggendo il libro più volte mi è tornata alla mente la frase del Vangelo “questa donna è perdonata perché ha molto amato”.
Tutto il libro è un grido di dolore: il grido di una donna, ma anche il grido di un’intera terra martoriata dalla camorra.
Si tratta di una storia commovente, che pure provoca rabbia, perché verrebbe voglia di prendere Paola, scuoterla e dirle di non buttare via così la sua vita, di non buttarsi via così.
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