PALOMAR, di Italo calvino
“Un uomo si mette in marcia per raggiungere, passo dopo passo , la saggezza. Non è ancora arrivato”. Così valuta il suo lavoro Calvino, due frasi, due semplici frasi danno una valida chiave di lettura per capire Palomar. Ancora una volta, come in altri suoi lavori, Italo invita l’uomo a descrivere ogni istante della propria vita, e finché non li avrà descritti tutti si sentirà sempre vivo .L ‘uomo muore quando smetterà di osservare, osservare e quando avrà finito di osservare ricomincerà.
Questo fa Palomar/Calvino in tutti i trentasei racconti suddivisi in tre gruppi: Le vacanze di Palomar, dodici racconti; Palomar in città, dodici racconti; I silenzi di Palomar dodici racconti.
Palomar è una specie di diario su problemi di conoscenze minimali, vie per stabilire soluzioni col mondo, gratificazioni e frustrazioni nell’uso del silenzio e della parola.
Secondo me Palomar è Marcovaldo dieci anni dopo un individuo che viaggia grazie alla consapevolezza, alla spontaneità e all’intimità verso la più completa autonomia.
Perché Palomar? Il nome è preso dall’osservatorio di Monte Palomar dove è collocato un telescopio una metafora che porta al bisogno di conoscenza, prerogativa dell’uomo.
Calvino in quasi tutti i racconti cerca una spiegazione all’esistenza e alla realtà ma abbandona quasi subito la realtà per passare al tema centrale dell’opera: il silenzio dato che uno dei problemi della realtà è proprio quello di capirsi e comprendersi.
I racconti tutti belli vedono Palomar protagonista sulla spiaggia, in giardino, mentre guarda il cielo, sul terrazzo, mentre fa la spesa, allo zoo, il più bello secondo me è “L’invasione degli storni” dove Calvino prima descrive un pomeriggio romano da fare invidia a D’Annunzio e poi la perfetta geometria degli storni.
Di più non so (Serpenti e teschi).
Recensione di Greco Carmelo
PALOMAR Italo Calvino
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