PAPÀ WEIDT, di Inge Deutschkron -Lukas Ruegenberg
Otto Weidt l’uomo che tenne testa ai Nazisti.
La strada è sempre la stessa, via Rosenthaler , ma con qualche graffito in più che le conferisce un’aria metropolitana e popolare allo stesso tempo.
Il quartiere è sempre lo stesso, il quartiere ebraico, vivace di negozi, botteghe artigianali e luoghi di cultura. Poco distante la bellissima stazione di Hackescher Markt e l’Isola dei Musei, patrimonio dell’umanità. Le Stolpersteine di via Rosenthaler rappresentano il prologo di questa storia che non deve essere dimenticata. Il laboratorio di spazzole e scope di Otto Weidt è ancora lì ma oggi ha cambiato destinazione d’uso.
È diventato un museo, stretto fra quello dedicato all’Eroe silenzioso e la mostra permanente dedicata a Anna Frank. E’ aperto pure la domenica e l’ingresso è gratuito. Un ragazzo mi accoglie con un sorriso e un depliant in lingua inglese. Poche stanze, molte foto originali. Il tempo è sospeso fra queste mura spesse. Le pareti raccontano in modo semplice e chiaro la storia di questa casa, in due lingue, tedesco e inglese. La storia della gente che è passata da qui, ha lavorato, ha mangiato, ha dormito, qui ha trovato un rifugio, evitando per qualche tempo le persecuzioni naziste. Gli oggetti raccontano la generosa intuizione di Papa Weidt, un industriale berlinese che progressivamente perde la vista e protegge gli Ebrei suoi concittadini. Le macchine, la stufa, la stanza segreta dove all’occorrenza venivano nascoste famiglie di Ebrei.
Otto Weidt era un industriale berlinese che non amava i Nazisti. Ne conosceva i punti deboli, tutti ne hanno uno e, all’occorrenza, corrompeva zelanti poliziotti della Gestapo per raggiungere il suo obiettivo: difendere i suoi concittadini. In quegli anni via Rosenthaler deve avere assistito a gesti di ignobile infamia e incredibile coraggio. I tentativi di deportazione degli Ebrei che lavorano per la fabbrica di spazzole e scope e il tentativo disperato di un uomo d’affari cieco che corre dietro il furgone pieno dei suoi operai. Quando tutto sembra perduto e gli operai vengono definitivamente condotti ad Auschwitz, Otto Weidt li raggiunge, si ferma ai cancelli del campo di sterminio e riesce a compiere miracoli.
Qualcuno, di molto speciale, ha raccontato la sua storia in maniera semplice, in modo tale che tutti, anche i bambini, possano conoscere e apprezzare la figura di Otto Weidt, l’uomo cieco che tenne testa ai Nazisti. Grazie alle parole di Inge Deutschkron, alle immagini di Lukas Ruegenberg, alla classe 4 del Liceo Spallanzani di Reggio Emilia e all’ Istoreco di Reggio Emilia che ha sostenuto il progetto. Grazie a Papà Weidt il berlinese Giusto fra le Nazioni.
Commenta per primo