PARADISO, di Toni Morrison
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nove famiglie di colore smontano con cura il Forno, simbolo di aggregazione e di tutto quanto c’è di buono in una comunità, e abbandonano Haven, per cercare una nuova terra promessa.
Che trovano in Oklahoma, dove, in mezzo al niente e lontano da tutti, fondano la cittadina di Ruby, con l’intento di mantenersi puri nella razza, lontani dai bianchi ma anche dai “meno colorati”. (Diceva De Crescenzo in Così parlò Bellavista “Si è sempre meridionali di qualcuno”!). A i margini di Ruby sopravvive l’ex Convento, un’antica villa abbandonata che dà riparo a cinque donne “diverse”, in fuga dagli orrori delle loro vite. Donne libere e strane, un elemento perturbante che scatena nella cittadina intolleranze, invidie, odi. Fino ad un epilogo tremendo e misterioso.
Lo dico subito: sono rimasta incantata da questo libro. Per quanto non sia certo privo di difetti: troppi personaggi di contorno che creano molta confusione in un racconto già complesso, alcune parti ridondanti e lente (come le ricostruzioni genealogiche di Pat)! Ma che libro! Non c’è argomento più forte a testimonianza dell’assurdità del razzismo di un uomo di colore che guarda con sospetto chi non è nero come la notte.
Uomini che hanno patito discriminazioni e ingiustizie che si scagliano contro giovani alla ricerca di se stessi o donne ferite finalmente libere di autodeterminarsi. Mi ha conquistato il modo di raccontare della Morrison: i suoi personaggi appaiono tutti insieme, una pluralità di nomi, figli di, mogli di, amici di. Il povero lettore pensa che non ci si raccapezzerà mai, ma poi, pezzettino su pezzettino, informazione dopo informazione, il personaggio acquista un contorno più definito, diventa familiare. Mi ha ricordato Steinbeck: lo stesso calore verso le sue creature, la stessa attenzione per il lettore, la stessa grande forza morale. Dopo il bellissimo Amatissima, anche questo da leggere.
Recensione di Elena Gerla
PARADISO Toni Morrison
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