Parcheggia le adidas in giardino
di Corrado Occhipinti Confalonieri
Racconto in otto puntate per iL Passaparola dei libri
Disegno di copertina: Roberto Ragione
a Ida Boni
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Terza puntata
5.
Una mattina notai che il traffico umano all’entrata della scuola si stava congestionando tutto nell’atrio.
Sembrava una riunione di vecchi amici che si incontravano tutti nello stesso posto, prima che potessi domandare che cosa stesse succedendo, vidi Rocco venirmi incontro.
«Stamattina noi del convitto abbiamo proclamato un’agitazione per protestare contro la mancata accensione dei caloriferi »,disse con orgoglio. «Sarà sufficiente non andare in classe e restare tutti insieme qui».
A dire il vero non avevo sentito particolare freddo nei giorni precedenti, ma annuii e restai con gli altri.
In confronto l’unica manifestazione a cui avevo partecipato tre anni prima contro l’invasione dell’Afghanistan sembrava il ‘68.
Quando il preside, un vecchietto magro dai capelli così bianchi da essere gialli fece la sua comparsa, fu accolto da una bordata di fischi a salve. Non sembrava contrariato da questa accoglienza, doveva aver subito di peggio in vita sua. Promise che le nostre richieste sarebbero state accolte e ci pregò di tornare in classe, tra la delusione di chi sperava in un minimo di ostruzionismo.
In classe la Cardi commentò così la nostra bravata: «Ma che contestatori! Pensate che io nel ‘68 occupavo il liceo, e dormivo nelle aule con tutti gli altri per scaldarci altro che il vostro sciopero del termosifone!».
Rocco disse a bassa voce che la sua non era contestazione ma il Festival del cazzo.
Purtroppo per lui l’udito della Cardi era molto acuto e dal preside gli fece infliggere tre giorni di sospensione da scontare al convitto.
Il vecchietto non riconobbe le attenuanti generiche di cui io mi fece carico come piccola vendetta, stile “e vi serva da esempio”.
Per tre giorni rimasi solo e un po’ mi dispiacque, non sapevo se stare in mezzo al banco o dal mio lato.
Aveva un modo di fare strano, la Cardi. Dopo il mio intervento in difesa di Rocco pensavo mi avrebbe odiato o, per lo meno, guardato con diffidenza. Diventai invece il suo preferito, mi mandava in missioni di fiducia nelle altre classi o in segreteria e le valutazioni dei miei temi lievitarono misteriosamente di mezzo punto. Gli altri mi guardavano con invidia malcelata. Aveva raggiunto il suo scopo, anche se io ero così stupido da non accorgermene.
6.
Settimane buie e tutte uguali venivano scandite da domeniche altrettanto.
Quell’inverno nel week-end pioveva sempre e io non potevo fare le abituali passeggiate nei boschi circostanti casa mia.
Mi piaceva camminare tra i pioppi piantati tutti in fila indiana, raccogliere castagne che non mangiavo mai, scegliendo percorsi strategici per evitare i pericolosi cacciatori della domenica.
Sparavano a poveri volatili d’allevamento, talmente abituati a vivere come delle galline che neppure volavano più. Una volta vidi un ragazzo rincorrere un fagiano roteando il passamontagna: a un salto con accenno di sbattere d’ali il padre lo impallinò.
Dalle finestre della mia camera vedevo colonne di macchine di irriducibili che con i loro fucili in spalla camminavano anche sotto la pioggia battente.
Una mattina, uscendo trovai sull’aia una lepre fradicia e dissanguata. La fasciai alla meglio e la portai in caldaia. Il pomeriggio, tornato da scuola, era ancora viva e quando cercai di prenderlo in braccio mi morse. Dopo qualche giorno, la misi nella conigliera e quando fu completamente ristabilita la liberai. Appena toccò terra scappò senza correre in diagonale ma con degli immaginari scarti laterali. Sperai che quel suo istinto non l’abbandonasse mai.
7.
All’intervallo di una mattina qualsiasi di scuola, l’imitatore si sentì male.
All’inizio pensavamo che scherzasse, tanto il movimento convulso del suo corpo steso a terra risultava irreale, così come la situazione stessa.
Prima che qualcuno potesse riprendersi dallo shock, entrò Nicolò, un ragazzo dell’ultima fila, che senza pensarci un attimo si sfilò la sciarpa dal collo, la mise nella bocca dell’imitatore e gli tenne ferma la testa con le mani fin quando lo spasmo non si esaurì.
«Aiutami a portarlo in infermeria» mi disse.
Avevo paura di fare qualcosa di sbagliato sollevandolo, ma dopo aver visto l’energia con cui si era dibattuto, non mi feci più scrupoli e lo presi dalle gambe mentre Giovanni l’imitatore restava come in catalessi.
«L’imitazione di Giulio Cesare colto da un attacco di epilessia è quella che ti viene meglio» disse Nicolò mentre scendevamo impacciati le scale.
L’ imitatore sorrise e anch’io gli fui grato di questa battuta.
Ci venne incontro l’infermiere, uno studente universitario dall’aria secchiona. Prese in consegna Giovanni e ci disse di tornare pure in classe, dove fummo assaliti da un fuoco di fila di domande.
Nicolò zitti i presenti e spiegò in modo succinto quanto era accaduto.
Mentre aspettavo l’autobus per tornare a casa, passò Nicolò su una sgangherata bicicletta da uomo. «Ciao Dario!» urlò senza fermarsi. Fa sempre piacere sentirsi chiamare per nome e rispose col medesimo saluto altrettanto forte, come se fossimo amici da sempre.
Fine della Terza Puntata
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Profilo biografico dell’autore
Corrado Occhipinti Confalonieri è nato a Milano nel 1965. Laureato in Scienze politiche, è storico e autore. Ricordiamo un saggio sul Circolo dei nobili fra ancien régime e liberalismo (Il Risorgimento, 1992, 1) e di uno sul progetto di Unione franco britannica del giugno 1940 (Rivista di studi politici internazionali, 2018, 4). Nel 2019 ha pubblicato uno studio sull’azione di Jean Monnet nella Prima guerra mondiale (Rivista di studi politici internazionali 2019, 4) e la ricostruzione della Cronaca della peste del 1348 scritta da Gabriele Mussi (Bollettino storico piacentino 2019, 2). Finalista del concorso letterario. Un giorno di Joyce indetto dal “Corriere della Sera”, collabora con i mensili Medioevo, Storica National Geographic e col settimanale Maria con te. Si occupa anche di divulgazione storica e novità librarie sui social (Instagram e Facebook) dove riscuote un ampio seguito. Nel romanzo storico La moglie del santo (Edizioni Minerva) narra la vita di due suoi avi vissuti nella prima metà del 1300: Corrado Confalonieri – santo patrono di Noto e di Calendasco – e sua moglie Eufrosina Vistarini. Le agiografie ufficiali citano solo di sfuggita Eufrosina: scopo dell’opera è quello di ridare voce a una donna coraggiosa, a lungo dimenticata, nel contesto politico, sociale e religioso dell’Italia del XIV secolo. Per il suo romanzo , ha vinto il Premio speciale Italia Medievale 2019 e quello per la miglior copertina dal gruppo Facebook Thriller storici e dintorni.
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