PASSAGGIO IN INDIA, di Edward Morgan Foster
E’ un classico, eppure non compare così spesso nei vari elenchi di imperdibili che, qui o altrove, mi capita di leggere: oggi quindi voglio sottoporre alla vostra attenzione un romanzo che si distacca decisamente dal filone principale della letteratura europea del periodo sia come tematiche che come stile.
Mrs Moore si reca in India per accompagnare la giovane fidanzata di suo figlio, che a Chandrapore ricopre il ruolo di funzionario coloniale, a conoscere usi e costumi del paese nel quale vivrà dopo il matrimonio. Le due donne , nel tentativo di scardinare i pregiudizi dell’esclusiva cerchia degli inglesi residenti nella colonia, stringono amicizia con il dottor Aziz, un medico di religione musulmana che le guida alla scoperta di un’India inedita agli occhi degli occidentali, fino a quando il terzetto non si reca in visita alle grotte di Marabar; la gita prenderà presto una piega inaspettata con conseguenze drammatiche.
Nel panorama della letteratura Europea dei primi anni del secolo XX, tutto concentrato sui singoli personaggi e i loro percorsi interiori, Passaggio in India può davvero essere considerato un’eccezione perché offre al lettore l’orizzonte di un paese lontano e – per l’epoca – quasi sconosciuto, mettendo al centro della narrazione l’incontro tra due culture, tra due mentalità molto diverse: da una parte l’ottica coloniale intrisa di pregiudizi e senso di superiorità, dall’altra quella dei colonizzati, affascinati e in soggezione nei confronti degli Europei ma altrettanto fieri e ansiosi di un riscatto da ottenere a qualsiasi costo.
In questo precario equilibrio Foster inserisce la vicenda dei suoi personaggi, il cui percorso psicologico è narrato attraverso esperienze simboliche che ne mettono in risalto profondità e debolezze ma soprattutto delineano la loro presa di coscienza, il loro rispondere a una crisi che li spingerà a guardare il mondo che li circonda con occhi nuovi, a cercare in esso altre certezze rispetto a quelle offerte dalla società e dalle convenzioni del tempo.
Passaggio in India è un romanzo che racconta non solo la maturazione intellettuale e psicologica dei protagonisti ma che affronta il tema dello scontro culturale tra Occidente e Oriente, scontro che pare impossibile da sanare e per il quale Foster, onestamente, non suggerisce soluzioni, sebbene metta in evidenza come esso sia generato da secoli di pregiudizi e falsi miti, da entrambe le parti, rinunciando all’aura mitica che esso assume nella letteratura precedente, a partire da Kipling.
Lo stile di Foster è altrettanto singolare, se paragonato a quello degli scrittori coevi: l’autore di Passaggio in India non condivide le tendenze innovatrici e le sperimentazioni linguistiche dei suoi colleghi europei ma guarda alla linearità narrativa dei suoi predecessori ottocenteschi, che danno alla sua scrittura un fascino conservatore, tipicamente anglosassone e che ne rimarcano, ancora una volta, la sua peculiarità.
Lettura da riscoprire e immancabile in una biblioteca che si rispetti, Passaggio in India offre ancora oggi molti spunti di analisi e riflessione, che confido un lettore attento e interessato saprà cogliere.
Recensione di Valentina Leoni
Titolo presente nella Rassegna dei libri più letti e commentati a Giugno 2020
PASSAGGIO IN INDIA, di Edward Morgan Foster
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