
PASTO NUDO, di William S. Burroughs (Adelphi)

“Non ho un ricordo preciso degli appunti presi e ora pubblicati con il titolo “Pasto nudo”. Il titolo mi è stato suggerito da Jack Kerouac. Non ho capito che cosa volesse dire fino alla mia recente guarigione. Il titolo significa esattamente ciò che le parole esprimono: Pasto nudo – l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta. La Malattia è la tossicodipendenza e io per quindici anni sono stato un tossicomane”.
“Pasto nudo”, come appunto Burroughs stesso racconta con lucidità nelle appendici, è un disorganico insieme di racconti di matrice autobiografica con protagonisti diversi personaggi insieme a droghe ed esperienze estreme di vario tipo, senza un apparente filo conduttore nè un impianto da romanzo. Ciò che mi ha colpito è il contrasto tra la narrazione sgangherata del libro vero e proprio e la lucida perizia con cui Burroughs racconta la sua tossicodipendenza, i diversi effetti di ciascuna sostanza e i metodi di disintossicazione.
Da leggere, ma per stomaci forti.
Recensione di Nadia Carella
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