PATAGONIA EXPRESS, di Luis Sepúlveda
Zaino in spalla e si parte. Luis ci porta con se in Patagonia e come non rimanere affascinati da questa terra ai confini del mondo , così lontana, eppure in quello che più che un romanzo è un reportage di viaggio, godiamo appieno di paesaggi sconfinati e persone che pare dopo aver finito la lettura , d’aver conosciuto e visto.
È un viaggio in solitaria, in apparenza, quello che Sepúlveda compie, ma in realtà porta con se ogni lettore.
In principio doveva essere lo scrittore Bruce Chatwin ad accompagnarlo , ma non pote’ perché lui intraprese poco prima quel viaggio senza ritorno che a tutti prima o poi spetta fare.
Una moleskine per appuntare ogni cosa del viaggio è l’omaggio e il talismano che Luis porta con se dono allo scrittore scomparso.
Appunti che si susseguono con racconti di vite incrociate che si raccontano.
Un vecchio che sale, sulle sue gambe, a bordo del traghetto “Colono” in compagnia del suo cancro e del suo baule.
Un altro vecchio che naviga alla ricerca di un vascello fantasma per liberale l’equipaggio dalla maledizione di vagare in eterno.
L’arte di tagliare i testicoli degli agnelli a morsi, il professore dissidente che vivrà grazie ad una borsa di studio, ovvero il buin cuore dei compaesani.
Esilerante a tratti, quando racconta del campionato di bugie della Patagonia trasmesso da una radio nata per mettere in comunicazione i condannati al confino con i familiari.
” in questa terra mentiamo per essere felici, ma nessuno di noi confonde la bugia con l’inganno”
Emblematico, e anche qui raccontato con quell’umorismo pungente tipico di Sepúlveda, lo strano caso delle galline estintesi nel paese di Rio Mayo a causa delle marce militari e delle canzoni di Julio Iglesias sparate a decibel assurdi dagli altoparlanti di una caserma di artiglieri.
Cosa dire poi dell’immensità del deserto di Acatama attraversato da un treno solitario, e del miracolo della fioritura delle celebri Rose che danno il titolo ad un altro dei romanzi di questo magnifico scrittore.
La poesia e delicatezza nella storia di Panchito e il delfino, che commuove fino alle lacrime.
C’è anche la denuncia dello scempio che quelle terre meravigliose subiscono in nome del progresso e del dio denaro e le ferite aperte nella foresta millenaria di Los Antiguos.
La Patagonia vista dall’alto di piccoli aerei rattoppati, guidati da piloti le cui vite sembrano uscite da film d’avventura.
Don Nicanor, un metro e novanta di uomo, trasportato ormai cadavere a bordo del piccolo piper, con la testa fuori avvolta in un sacchetto di plastica, giunto a destinazione congelato e poi sepolto nella fossa assieme al suo cavallo imbalsamato.
Ogni storia ci regala un pezzo di un mondo così diverso dal nostro eppure così autentico, amaro e al tempo stesso poetico.
” Il sole tramonta a ovest, si inabissa nel Pacifico e i suoi ultimi riflessi proiettano sulla candida pampa l’ombra del Patagonia Express che si allontana in senso contrario, verso l’Atlantico, la dove iniziano i giorni”
Grazie Luis per questo viaggio.
Recensione di Maria Pina Chessa
PATAGONIA EXPRESS Luis Sepúlveda
Be the first to comment