PAURA E TRISTEZZA, di Carlo Cassola
E’ forse il romanzo più intenso di Carlo Cassola, l’ultimo. Uno splendido romanzo che ruota interamente attorno ad Anna, la protagonista.
Appare sulla scena bambina, una bambina dolce, accondiscendente e fin troppo matura per la sua età. Vive il presente con passività e un torpore dal quale uscirà nel breve periodo in cui conoscerà Alvise, un giovane profugo veneto con il quale condividerà cose semplici: il lavoro nei campi, l’accendere il fuoco insieme nella grossa cucina della zia Ersilia, lo zappare in silenzio nello stesso campo, le arrampicate sugli olivi. Piccole parentesi di felicità in un’esistenza segnata dalla povertà e dalla rassegnazione.
Ma, finita la guerra, Alvise tornerà nei suoi posti e Anna si sposerà senza amore e avrà dei figli, relegata alla sofferenza del lavoro dei campi, come sottomessa a un destino già scritto.
“Le femmine sono destinate solo a patire” è questo il pensiero che impedisce ad Anna di relazionarsi con gli uomini. Per lei il sesso è qualcosa di sporco, di inevitabile e di innaturale. Eppure è chiamato amore, un bell’amore davvero, se è fatto solo di porcherie.
Ma Anna è anche consapevole che a volte basta poco per essere felici, soprattutto se si sa cogliere la bellezza delle piccole cose: gli oliveti argentati, la terra zappata, gli alberi in fiore che preannunciano la primavera. Le descrizioni delle campagne toscane tanto care a Cassola, sono poesia pura, suggerimenti di felicità.
Recensione di Adriana Bottacci
Commenta per primo