PAURA, di Stefan Zweig
“La paura è peggio del castigo, perché il castigo è dopotutto qualcosa di determinato e, duro o meno che sia da sopportare, è sempre meglio di una terribile incertezza, dell’orrore senza fine della tensione”.
Irene Wagner, moglie di un affermato avvocato viennese, è la protagonista di questo breve romanzo dal ritmo incalzante e scritto meravigliosamente bene. Irene, annoiata dalla vita monotona dell’alta borghesia, ha una relazione extraconiugale con un giovane musicista. Un giorno, uscendo dall’appartamento del suo amante, viene fermata da una donna che inizierà a ricattarla, seguirla, minacciarla. La paura si impadronisce di Irene, si trasforma in tensione, in angoscia, in disperazione, trascinandola in un vortice di emozioni contrastanti, fino all’epilogo inaspettato.
Zweig analizza, o meglio, psicoanalizza il tormento della donna in maniera così efficace che è impossibile non immedesimarsi nella protagonista. Zweig conosceva Freud e amava la psicoanalisi a tal punto da fare dei suoi racconti delle vere analisi della psiche umana. Questo racconto ne è una splendida testimonianza.
Recensione di Elisabetta Porta
PAURA Stefan Zweig
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