PERCHÉ LEGGERE IL GATTOPARDO?
A Vittorini non piacque, giudicandolo squilibrato. Il romanzo non l’autore, s’intende.
Camilleri lo riteneva antiquato e soporifero.
Anche l’algoritmo di Google ci tiene a precisare che il testo di Tomasi di Lampedusa non è da considerarsi un romanzo storico, perché nessun personaggio reale è rappresentato fisicamente nel racconto, ma soltanto citato dai protagonisti.
Mia suocera pure ha visto il film, ma il libro non l’ha mai letto.
Mia moglie l’ha letto ma per lei il fulcro della vicenda è la storia romantica tra Tancredi e Angelica (mentre a tutti è noto che il vero perno attorno a cui ruota tutto l’impianto narrativo sono le tranquille effemeridi del cane Bendicò).
Infine il mio vicino di casa continua a sostenere testardamente che il vero nome scientifico del Gattopardo è Ocelot, ma che l’autore abbia preferito il nomignolo italianizzato perché temeva che poi il pubblico si confondesse con la storia di Lancillotto.
Dunque, perché leggere questo romanzo oggi? La risposta è tanto semplice quanto irragionevole. Per quale ragione entrereste di vostra spontanea volontà in una pasticceria palermitana arredata in esuberante stile rococò e, in barba a tutte le buone norme della decenza dietetica, ordinereste un sontuoso cannolo ripieno di ricotta cioccolato canditi e magari una spruzzatina di granella?
Non c’è nessuna buona ragione per farlo. Però è la cosa più irragionevolmente sproporzionatamente baroccamente criminalmente sensata che possiate fare.
Ecco. Applicando la stessa logica entrate in una qualsiasi libreria e aggiudicatevi la vostra porzione di lubrico godimento.
La papilla gustativa del cervello, se non regolarmente titillata, languisce.
IL GATTOPARDO ☆ Tomasi di Lampedusa
Di Marcello Ferrara Corbari
PERCHÉ LEGGERE IL GATTOPARDO?
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