PERCHÉ LEGGERE NON È UN HOBBY FINE A SE STESSO
PALOMAR, di Italo calvino
Molti anni fa ho letto un libro, uno dei tanti scelti dai miei professori universitari per il corso monografico – parlo degli esami previsti nei corsi di laurea vecchio ordinamento, quelli la cui mole complessiva ammontava a circa 2000 pagine per esame -, un libro che veniva definito “formativo”… Si intitola “Palomar”, di Italo Calvino.
A pagina 83 della mia edizione c’è un brano intitolato “copito de nieve”,un brano che parla di un gorilla bianco, albino, un esemplare unico, osservato da tutti nello zoo come fenomeno, per via della sua diversità, che stringe al petto uno pneumatico, un copertone d’auto. In questa scena bizzarra, apparentemente banale, che passerebbe probabilmente inosservata ai più, Calvino vede altro…
Egli vede un simbolo, un legame quasi affettivo con un oggetto inanimato, di plastica, egli vede una affezione viscerale. Per copito de nieve quello pneumatico è il mezzo attraverso il quale cerca il senso ultimo di ogni cosa… E sottolinea come, d’altronde, un cerchio perfetto si adatti perfettamente a qualsiasi significato si voglia attribuirgli, come una forma tanto regolare si possa adattare ad essere riempita di ogni senso.
Così come il gorilla si aggrappa a quella gomma di auto, allo stesso modo il signor Palomar, voce narrante del racconto, o meglio, della riflessione, si aggrappa all’immagine stessa di quell’animale stretto allo pneumatico, concludendo che “tutti rigiriamo tra le mani un vecchio copertone vuoto mediante il quale vorremmo raggiungere il senso ultimo a cui le parole non giungono”.
È esattamente così… Ognuno di noi ha un vecchio copertone a cui si aggrappa. Può essere una bambola di plastica, un profumo, un soprammobile di vetro, una vecchia giacca consumata. Ognuno ha un legame particolare con degli oggetti, magari comuni, semplici, banali, ma che costituiscono qualcosa di insostituibile, essenziale, fondamentale. Non sono gli oggetti in sé ad avere importanza, ma ciò che ci lega ad essi, il significato di cui li carichiamo, ciò che rappresentano per noi…
Ma come spiegare tutto questo a chi non ne è consapevole? e, soprattutto, a chi non ha letto Calvino…? O, peggio ancora, a chi non ha mai letto nulla che lo abbia aiutato a mettersi in contatto con sé stesso…
Senza le mie letture non sarei stata quella che sono. Perché leggere non è un hobby fine a se stesso, leggere è come confrontarsi con qualcuno, ma qualcuno che aveva tanto da dire, qualcuno rimasto nella storia e nella cultura di un popolo.
Spesso sento gente ignorante dire che non sono i libri, non è la cultura a fare una persona, che la vita si impara dalle esperienze. E se esperienza significa conoscere tanta gente, confrontarsi, imparare dagli altri, io credo che imparare da altri che si chiamano Calvino, Pirandello, o Dante, o infiniti nomi che potrei fare, valga molto più che conoscere Ciro o Antonio, o Peppino… Con le eccezioni del caso, certo… Ma quando sento gente che non ha studiato snobbare chi l’ha fatto, scusatemi, ma mi si arrovellano le budella….
Di Giovanna Cosenza
PALOMAR Italo calvino
Però è proprio da quel Ciro o Antonio che vengono tratte le storie che tu leggi.