PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI, di Heddi Goodrich
Quando mi imbatto in un titolo del genere, mi chiedo subito: come se la caverà l’autore con gli stereotipi?
In questo caso (l’autrice) non ha esitazioni, li usa tutti, non se ne scorda neanche uno. Napoli, primi anni ’90, studenti universitari fuorisede che vivono in appartamenti fatiscenti all’interno di palazzi antichi decaduti nei Quartieri spagnoli. L’americana brillante, libera e bella – biondaaltamagra- studentessa di Lingue e letterature straniere che si innamora del moraccione silenzioso, studente di Geologia, proveniente dall’entroterra campano. Due mondi diversi che si attraggono come calamite ma che prima o poi devono fare i conti con le differenze.
E a questa storia d’amore vogliamo negare l’aiutino della bellezza e del folclore locale? un giretto ben descritto al Cimitero delle Fontanelle, una visita guidata a Napoli Sotterranea, a piedi nudi nel parco di Capodimonte…
Non mi danno particolarmente fastidio gli stereotipi, nascono dall’osservazione, per quanto superficiale, della realtà; spesso la vita è banale e infatti il libro è credibile.
Però vederli sciorinati tutti insieme senza pietà forse è un po’troppo.
Riesco ancora a passare sopra al “tramonto di Fanta che bagnava il porto”, ma una cosa proprio non la perdono all’autrice. La montagna di sale di Mimmo Paladino indegnamente così liquidata: “arte, la chiamavano!”. È stata la prima grande installazione offerta alla città a partire dal 1995 per celebrare il capodanno in una splendida Piazza Plebiscito finalmente liberata dalle auto.
Una montagna di sale, destinata a sciogliersi con la pioggia, da cui spuntavano grandi cavalli di rame in atteggiamenti tragici. Un’opera emozionante che chi come me ebbe la fortuna di vedere, non dimentica, una rappresentazione durissima della città e del secolo che l’autrice del libro, come forse era prevedibile, non ha saputo apprezzare. Mi dispiace veramente per lei
Recensione di Elena Gerla
PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI Heddi Goodrich
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