PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI Heddi Goodrich

PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI, di Heddi Goodrich (Giunti)

 

Penso, contravvenendo per una volta ad una regola del nostro sito, che valga la pena aggiungere un commento a questo stupendo romanzo già ben recensito qualche tempo fa .

Una storia d’amore, in buona parte autobiografica, tra studenti fuori sede negli anni ‘90, a Napoli e nella campagna dell’entroterra: una delicata e intensa storia d’amore giovanile che pareva dover restare per sempre, ricca di speranze e di progetti inesauribili, di adolescente sensualità e di una immaginazione che appariva inattaccabile anche quando la realtà avrebbe dovuto piegarla. Una storia d’amore che si esaurisce lentamente, perché le provenienze di ognuno dei protagonisti reclamano le proprie radici.

Una giovane americana, arrivata a Napoli ancora adolescente e rimasta, ammaliata dalla città, a completarvi i suoi studi di glottologia e a viverci per oltre dieci anni, un gruppo di altri giovani provenienti soprattutto dalle zone interne del Sud, uniti dal mondo dell’Università, dagli appartamenti fatiscenti del Centro Antico affollati di studenti, dalle trattorie, dai luoghi di ritrovo e dai proponimenti di questa umanità composita, nel cui universo variegato nascono legami e amori che traggono vigore da quella prima indipendenza di vita e dai suoi sogni di un futuro comune.

Ma, alla prova del tempo, quel futuro comune, immaginato con l’impegno di una inebriante promessa, si rivela una illusione che non realizza i suoi magici desideri.

Accade così per Heddi e per Pietro, lei statunitense aperta al mondo e già svincolata dal suo paese e dalla sua famiglia di origine, lui che non riesce (o forse non vuole) recidere i legami che lo uniscono al suo villaggio nella più profonda provincia dell’Irpinia, all’ignavia dell’anziano padre-padrone e della madre impenetrabile e possessiva entrambi incapaci di uscire dal perimetro del loro borgo contadino, ai campi della famiglia che gli sono stati promessi dopo aver terminato gli studi: forse anche il corso di laurea in geologia è stato per Pietro una scelta fatta nella prospettiva di formarsi per quando tornerà nel grembo alla cura della sua terra.

È la storia di strade che per un po’ combaciano per poi tornare a dividersi lasciando il rimpianto di ciò che non è stato, una esperienza di vita con i suoi effetti per alcuni di involuzione, per altri di una rinnovata autonomia: sarà un caso che l’attaccamento ad una tradizione paralizzante appartenga alla figura di Pietro e che lo sguardo proiettato verso un futuro più aperto si realizzi con le riflessioni e le scelte della giovane Heddi?

Svelare l’epilogo di questo bellissimo romanzo, opera prima scritta anzitutto in un inglese che pareva non respirare e poi direttamente in un seducente e colto italiano, non è scorretto poiché quell’epilogo appare chiaro sin dall’inizio: conta seguirne passo dopo passo la delicata narrazione per intendere di quell’epilogo il corso, le motivazioni ed il perché, come ebbe a dire in una bella intervista la scrittrice Heddi Goodrich.

Recensione di Giovanni Rossi
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