PIAN DELLA TORTILLA, di John Steinbeck
Se tutti gli scombinati, ubriaconi, piccoli delinquenti fossero come i paisanos di Steinbeck in Pian della Tortilla, quanto sarebbe migliore il mondo! Se vivere di espedienti fosse necessario per essere liberi, se il vino rubato o gli avanzi ricevuti in dono servissero per essere felici, quanti di noi non vorrebbero essere come Danny e i suoi amici.
Ogni breve capitolo racconta una storia capitata ai paisanos; una narrazione nella bella scrittura di Steinbeck, che ha l’agilità e la leggerezza di un racconto orale. Danny, trovatosi improvvisamente padrone di due case, raccoglie intorno a se i suoi amici con cui divide tutto. Nessun progetto a lungo termine (solo un candelabro per san Francesco), nessun obiettivo se non vedere scorrere i giorni con la pancia piena e la sete placata, in pace con se stessi e con gli altri. Sono romantici e improbabili i personaggi di Steinbeck, e forse proprio per questo unici e indimenticabili.
Anche nella tempesta finale. L’autore li ha creati ruvidamente teneri (in mente i suoi adorati romanzi picareschi), e che choc quando all’improvviso descrive l’unico pestaggio con una ferocia tanto più sconvolgente quanto inattesa!
Anche questa volta leggere un libro di Steinbeck mi ha fatto bene; quelle pagine hanno la forza della semplicità, la nitidezza della narrativa di qualità e il calore delle storie raccontate intorno al fuoco.
Recensione di Elena Gerla
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