PIGNETO. PERIFERIA CENTRALE, di Massimo Canevacci (Bordeaux)
È l’ultimo libro di Massimo canevacci: sì, Pigneto senza articolo perché per l’autore non è un quartiere, ma un personaggio, un interlocutore, un luogo dell’anima. Il suo è amore; amore che sente ricambiato.
Massimo è un antropologo, un noto antropologo (“dei due mondi” l’ho ribattezzato), ma questo non è un saggio: è una narrazione fresca e incisiva alla scoperta di un contesto, della vita intorno, della mutazione della città, dell’integrazione avvenuta, di quella problematica, di quella possibile. Una narrazione che ci insegna a guardare per vedere, per cogliere segni e segnali. E tracce di dispersa palpitante umanità.
Mi fermo qui, perché ho allegato un video commento. Solo un avvertimento: “Pigneto, periferia centrale” è un’opera corale e aperta. Non finisce, passa il testimone al lettore esploratore; preparatevi ad andarci o a tornarci al Pigneto. Con altri occhi.
La mia è una recensione inevitabilmente di parte; sappiatelo. Massimo è innanzitutto un amico, poi un collega universitario, ma resta un maestro di riferimento. Un maestro che ha aperto la mente a generazioni intere e non solo di studenti. Leggete questo libro e, se non avete già letto altro di lui, capirete perché.
Di Marco Stancati
Due anni fa, eravamo ancora in pandemia. Può sembrare paradossale, ma mi sono riascoltato con interesse! :-))
“Pigneto periferia centrale”: il Massimo Canevacci narratore è più palpitante del saggista.
Leggere per credere!