PIRANESI, di Susanna Clarke (Fazi – febbraio 2021)
Un uomo chiamato Piranesi vive da solo in un mondo che ha l’aspetto di un’enorme casa labirintica, parzialmente sommersa dal mare: i suoi unici contatti sono una misteriosa entità che viene a visitarlo e alcune mummie, alle quali Piranesi parla, pur sapendo che non otterrà mai risposte. Un giorno un altro essere umano compare nella casa: sarà amico o nemico?
Sedici lunghi anni separano l’uscita di Piranesi dal precedente romanzo di Susanna Clarke, quel Jonathan Strange e il Signor Norrell che ha contribuito non poco a ridefinire il concetto di fantasy non solo in Gran Bretagna ma a livello mondiale: in questi anni la scrittrice è rimasta in silenzio, si diceva affetta da una penosa malattia. Il suo ritorno, com’era prevedibile, ha destato un grande scalpore e non poche perplessità perché Piranesi non assomiglia nemmeno lontanamente al capolavoro che l’ha resa famosa, eppure è immediatamente riconoscibile come un gran bel libro.
Non è originale, va detto subito: di storie su gente intrappolata in dimensioni parallele ne abbiamo lette molte in questi ultimi anni, anche se la maggior parte di queste risultano più o meno direttamente di ispirazione “clarkeiana”, quindi forse Piranesi è solo in ritardo sui tempi; quello che colpisce in questo romanzo è il raffinato gioco di citazioni e rimandi a certe pagine di storia dell’arte meno note e quindi poco accessibili, che rendono la lettura un’autentica esperienza visiva.
Piranesi non si legge per la trama ma per immergersi totalmente nell’allucinazione visiva più potente degli ultimi anni e qui mi sovviene un’ulteriore riflessione: poco sappiamo di come la scrittrice abbia trascorso gli ultimi anni e ancor meno di questa fantomatica malattia ora sbandierata ora negata a seconda che a parlare fosse il suo fanclub o il suo agente, ma io propongo la lettura di Piranesi come l’odissea di una mente che è rimasta prigioniera di qualcosa di brutto, senza averne esattamente coscienza e il suo successivo e progressivo itinerario di presa di coscienza e liberazione: un modo del tutto originale e magistralmente gestito di raccontarsi e raccontare l’uscita da un tunnel, cosa che rende questo libro una lettura ancora più interessante.
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