POLPETTE, di Jacopo Masini
Le polpette hanno a che fare con le mani. E a me le mani piacciono. Non riesco a pensare a buone polpette senza buone mani. Checché se ne dica, non tutte le mani son buone a fare buone polpette.
Non sempre questi ‘impasti’ vengono bene, certo, dipende dagli ingredienti, ma anche da chi li impasta. Chi impasta deve trasmettere, deve far passare il meglio di sé all’impasto, trasmettere l’umore, le passioni, l’esperienza … fosse solo che questo sia fatto di pane e formaggio.
Di Polpette non può farsi una sinossi, un riassunto. È come avere tra le mani un menù e ordinare a la carte. Ogni pagina un piatto, descritto e declinato. 145 ‘assaggi’ di un sapore straordinario. Ma altrettanti fotogrammi o schizzi o bozzetti; esattamente l’opposto di quello che è un racconto con un inizio e una fine e in mezzo il fiume della trama.
La trama è qui la vita intera, come quella di Nerina Bormioli, che ‘invece di verificare allo specchio se fosse in ordine, si scattava tutti i giorni una polaroid. La lasciava ad asciugare, si dava una rassettata e usciva… in una aveva il rossetto sbavato, in un’altra i capelli in disordine, in altre era perfetta.’
Una scrittura, quella di Jacopo Masini, straordinaria, di un realismo straordinario ma al tempo stesso intrisa di immaginifico e poetico.
Non credo di aver letto solo ‘uno scrittore’ bensì ‘un letterato’, un grande chef della scrittura che come i grandi chef riempie il suo ristorante di assaggini deliziosi a volte inverosimili, ma che non mischia niente a caso ma tutto con arte, l’arte di scrivere.
Lungi da me definirle ‘pillole di saggezza’, sono Polpette e vanno mangiate a piacere.
Ora ce ne sono delle nuove, calde calde!!! Da non perdere!
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