POMPEI, di Robert Harris
“Gli acquedotti erano da sempre terreno di pratiche corrutive. I contadini si allaciavano ai condotti che attraversavano i campi. I cittadini istallavano uno o due tubi accessori, pagando gli ispettori perché guardassero da un’altra parte. I lavori pubblici venivano assegnati a imprese private e l’impero pagava conti relativi a lavori pubblici mai eseguiti…..”
No non siamo nel 2019 ,ma nel 79 d.c. a venti ore dalla catastrofe che ha distrutto Pompei e Ercolano. Chi pronuncia queste parole è Marco Attilio acquarius del più grande acquedotto campano. Attraverso questo personaggio Harris si pone come obiettivo di offrirci gustosi spaccati di vita quotidiana con particolare attenzione a usi, costumi, realizzazione di opere architettoniche e urbanistiche.
Un romanzo storico a metà tra thriller e romance che si concentra sul tema dell’acqua e degli acquedotti. Unica pecca del romanzo alcuni dialoghi troppo attuali che possono snaturare la vicenda.
Nonostante questo la lettura è scorrevole e gradevole soprattutto se la si affronta pensando di non avere in mano una grande avventura, ma un viaggio nella storia che ci fa camminare tra i vicoli di una Pompei che non c’è più.
Recensione di Chiara Vicomario
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