PREMIO CAMPIELLO 1980: IL FRATELLO ITALIANO, di Giovanni Arpino
Carlo Botero, maestro in pensione, vien quasi obbligato dalla figlia a diventare il sicario del suo ex marito, che non smette di molestarla. Gli incerti passi del borghese piccolo piccolo si incontrano con quelli del meridionale Raffaele Cardoso, che a sua volta ha un conto in sospeso da regolare. I due improbabili giustizieri finiscono in un vortice di oscure vicende di droga, prostituzione, gioco d’azzardo sullo sfondo di una Torino livida, ferrosa, annerita da un’estate caliginosa. Potrebbe anche sembrare una perfetta sceneggiatura per un poliziottesco all’italiana anni Settanta, ma l’approfondimento del taglio psicologico dei due protagonisti svela l’incomunicabile disperazione che non fa sconto a nessuno, dove il tempo per qualsiasi forma di perdono è scaduto.
Mi sono avvicinato ad Arpino, dopo un’iniziale giovanile avversione, dovuta ai vent’anni. Oggi avrei voglia di sedermi in un vecchio bar di fronte a un uomo disilluso, col volto solcato da un sorriso amaro, una sigaretta nella destra, l’ombra delle colline alle spalle. Senza bisogno di aggiungere altro, perché star zitti ci dona
Recensione di Riccardo Del Dotto
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