Premio Campiello 2016: LA PRIMA VERITÀ, di Simona Vinci
Un bel libro, la cui forza sta, secondo me, nella pacatezza; la Vinci affronta il tema difficile della pazzia, accostando con grande naturalezza personaggi di fantasia calati in situazioni realmente esistite (la prima parte che si svolge sull’ isola greca di Leros, dove furono internati in quello che doveva essere un ospedale psichiatrico ma in realtà era un lager, migliaia di persone con problemi mentali ma anche tanti detenuti politici ) a episodi autobiografici (la sua vita a Budrio, in provincia di Bologna, dove c’erano addirittura due manicomi ). Il racconto è sempre misurato, anche quando i fatti narrati sono tremendi.
Ma non ti viene mai il dubbio che si tratti di distacco, di freddezza, di scarsa empatia, capisci che si tratta piuttosto dell’equilibrio raggiunto da chi ha guardato in faccia i suoi fantasmi ed ha capito che quei fantasmi appartengono a tutti.
Che la pazzia appartiene a tutti e che a volte tra il folle e il (presunto ) savio la differenza la fanno solo il caso, gli incontri, e soprattutto l’affetto. Inaspettatamente la passione viene fuori nelle ultime trenta pagine, dove l’autrice ricostruisce la storia vera di Leros fino ai giorni nostri, soprattutto quando racconta la storia di Antonella, giovane fotografa ventiquattrenne che riuscì a documentare l’orrore dell’isola e a mostrarlo durante un congresso mondiale di psichiatria.
Una gran bella lettura, fidatevi!
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