
Premio Goncourt 1959: L’ULTIMO DEI GIUSTI, di Andrè Schwarz-Bart

Premessa: questo libro l’ho comprato e letto per cocciutaggine e, se volete, arroganza. Perché durante una delle solite, trite e ritrite, polemiche su “Ogni mattina a Jenin” una persona del gruppo se ne è uscita con “e allora leggete L’Ultimo dei Giusti!”
Dopo le prime dieci pagine mi sono sentita ingannata: un libro di religione quasi superstiziosa, con pedanti elenchi di fatti difficili da credere, tra cui quello di un tale Yom Tov Levy, il primo “Giusto”, che sgozzò 250 ebrei per restituire la loro vita a Dio e restare solo davanti alla sofferenza della morte… insomma, follia.
Poi però inizia la storia degli altri Giusti, raccontata con la bellezza e, in una certa misura, il senso dell’umorismo tipico dei racconti dei popoli medio-orientali e come fai a non affezionarti a Mardocheo, a Mutter Judith e al piccolo Erni?
Più leggo però più queste persone mi ricordano altre persone: Mardocheo che chiuso in camera legge al nipote è diverso da Hassan che all’alba legge alla figlia?
Mutter Judith, un tempo ragazza allegra e sfacciata ma indurita per la paura della croce che i suoi nipoti dovranno portare, è diversa da Dalia?
Quindi se c’è qualcosa che questo libro mi ha dato è la conferma che Ebrei e Arabi sono popoli fratelli, che la violenza di ieri ha generato la violenza di oggi e non è molto differente, che è vero che gli Europei fanno pagare agli Arabi l’olocausto.
E anche che ogni storia è raccontata da un punto di vista. Che non ti fermi certo a chiederti che problemi avessero i giovani nazisti per andare a prendere a calci gli ebrei fuori dalle sinagoghe ma, allo stesso modo, quando leggi le storie dei palestinesi fai fatica a fermarti e chiederti che problema avesse il soldato israeliano che fa il tiro a segno con una bimba che corre verso casa.
Quello che volevo dire ho detto.
Il libro è stato pubblicato nel 1960 e soffre di una certa pesantezza nello stile, soprattutto nella parte iniziale, ma è comunque molto bello.
Recensione di Beatrice Carroli
Commenta per primo