Premio Goncourt 1993: COL FUCILE DEL CONSOLE D’INGHILTERRA Amin Maalouf

Premio Goncourt 1993: COL FUCILE DEL CONSOLE D’INGHILTERRA, di Amin Maalouf (La nave di Teseo)

Raccontare e raccontarsi in prima persona: “Sono nato in un villaggio dove le rocce hanno un nome”. E’ questo l’esordio che lo scrittore Amin Maloouf fa nel suo libro “Col fucile del console d’Inghilterra”, raccontare attraverso una leggenda le vicissitudini della sua terra: il Libano, una terra che da sempre, fin dalle più antiche civiltà ha sofferto per le grandi differenze esistenti all’interno della sua politica per la presenza di imperi e religioni, per la compresenza di cristiani e musulmani, che hanno caratterizzato le diverse culture e che hanno sempre combattuto in quel territorio tanto ambito per la vicinanza alla Terra Santa.

Un popolo mitico legato in maniera viscerale alle tradizioni, al folklore, al misticismo alle leggende, infatti la vicenda di Tanios, il protagonista dell’intero racconto, di cui l’autore narra dopo accurate ricerche, si inserisce in tutto quel contesto storico, in tutta quella civiltà che ha caratterizzato il dominio dell’impero ottomano in quel territorio. L’autore ci regala un bel romanzo storico pubblicato nell’anno 1983 e ci narra una leggenda il cui protagonista Tanios, lo ha sempre interessato ed affascinato fin dalla sua tenera età, infatti Tanios era considerato da tutti un personaggio leggendario per la sua biografia densa, colma di avventure e con una nascita straordinaria. Si racconta nelle leggende arabe che gli uomini eletti hanno i capelli bianchi, e Tanios a soli 17 anni si ritrova con la testa canuta proprio come il protagonista Akbar nel libro “Scrittura cuneiforme”. Tanios, dopo tutte le sue disavventure per le maldicenze ricevute intorno alla sua identità che lo aveva destinato ad una vita ordinaria, ha il merito di risolvere un grande conflitto mondiale che nessun capo di Stato all’interno di quel braccio di ferro tra le grandi potenze era stato in grado di risolvere.

Tanios è passato alla storia come il più grande eroe, il più grande pensiero, il più grande stratega capace di sostituire con il suo pensiero e la sua azione il ruolo delle più grandi flotte, dei numerosi eserciti egiziani, delle spie e dei diplomatici. Ma i meriti di tali risultati raggiunti non dovrebbero essere conferiti al reverendo anglicano Stolton? Il suo grande maestro, colui che lo aveva coltivato nella sua scuola tra i fiori più belli. Tanios fin da subito aveva avuto il sentore che quella presenza inglese non fosse finalizzata esclusivamente all’occupazione del suo territorio, ma si presentava come opportunità favorevole ad un cambiamento sociale e politico in quella società araba troppo radicata e influenzata dalla cultura ottomana, infatti Tanios dice che in quella scuola avevo conosciuto il paradiso senza la presenza del Padreterno. Quella pietas che lo coinvolge nel momento in cui deve fare delle scelte importanti, lo spinge a non usare ne’ la logica, e tanto meno un pensiero razionale, Tanios si lascia guidare esclusivamente dalla legge del cuore: Tu non devi uccidere.

Nonostante si sia formato in una scuola anglicana, da vero cattolico non viene tradito da quel sentimento di amore molto grande che lo lega ai suoi simili, per Tanios è come se avesse incorporato solo il bene, nonostante avesse il potere nelle sue mani per potersi vendicare di fatti gravosi da regolare, lui non risponde nella stessa misura al grande male ricevuto, ma usando solo il perdono. Tante sono le ingiurie e le umiliazioni che riceve per non aver usato e adottato misure severe nei confronti di chi meritava la decapitazione. Tanios ha voluto obbedire ad un comandamento ma purtroppo, da questa vicenda, ne viene fuori ferito, con un cuore infranto. L’incapacità di sopprimere i suoi traditori è scaturita esclusivamente da un forte coinvolgimento emotivo che gli richiamava il suo vissuto, sono state troppe le indulgenze elargite, ed ora viene colpevolizzato per l’incapacità di reprimere, nessuno di loro è stato in grado di interpretare il grande sentimento della pietas, che ha mosso Tanios ad elargire solo il perdono, l’unico mezzo conforme alla sua volontà: “Cosa sei tornato a fare in questo paese se sei incapace di punire l’emiro che ha fatto impiccare tuo padre, incapace di far ammazzare lo scellerato che ha tradito te e il villaggio?

Perchè hai accettato che ti facessero sedere in questo posto se sei incapace di lasciare che la tua spada si abbatta sul collo di un criminale?” Nader, l’ultima persona che aveva incontrato e parlato con Tanios prima della sua sparizione, scrive nel suo libro dei brevi elogi poetici dedicati a Tanios uno fra tutti “ possa egli vivere e conservare la sua lucidità al di là dei cent’anni”. Tanios, quindi era pienamente consapevole delle sue scelte, come Cristo, dopo aver compiuto la sua missione, quella della redenzione degli uomini, ritorna dal Padre suo. La roccia di Tanios riporta l’epigrafe: “Alla memoria dell’uomo dalle ali spezzate”

Recensione di Laura Albino

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