
Premio Goncourt 2006: LE BENEVOLE, di Jonathan Littel (Einaudi)

Maximilien Aue ci tiene subito a mettere le mani avanti: “se siete nati in un paese o in un’epoca in cui non solo nessuno viene a uccidervi la moglie o i figli, ma nessuno viene nemmeno a chiedervi di uccidere la moglie e i figli degli altri, ringraziate Dio e andate in pace. Ma tenete sempre a mente questa considerazione: forse avete avuto più fortuna di me.” Ha fatto carriera nelle SS, in cui si è arruolato per sfuggire allo scandalo di essere stato scoperto in un parco con un uomo. L’omosessualità di Aue ha una radice più unica che rara: è una sorta di reazione all’impossibilità dell’unico amore eterosessuale della sua vita: la sorella gemella Una.
Le vicende personali di Aue si intrecciano a quelle della seconda guerra mondiale, diventa un personaggio di primo piano delle SS, ogni giorno combattendo anche contro i demoni di varia natura che lo abitano.
Questo libro mi è stato consigliato in questo gruppo in un post in cui si parlava di Dostoevskij, perché il personaggio è molto “dostoevskijano”, mi era stato detto. Ed è del tutto vero. Aue è sì un uomo spietato, brutale, che porta avanti con determinazione i propri piani e i propri interessi. Ma paga il prezzo di tutto ciò: esiste il castigo per il delitto. Infatti, il suo corpo spesso gli lancia importanti segnali di malessere, forse soffre di amnesie importanti, sul finale saprà sorprenderci da un lato ribellandosi simbolicamente al nazismo, dall’altro non lesinerà sugli ultimi, forse gratuiti delitti. C’è espiazione, in Aue, ma c’è anche tanto da espiare. Uno dei personaggi più inquietantemente belli che abbia mai incontrato. Un libro impegnativo, lungo, corposo e denso.
Recensione di Nadia Carella
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