
Premio Goncourt 2018: E I FIGLI DOPO DI LORO, di Nicholas Mathieu

“E i figli dopo di loro” di Nicholas Mathieu, ovvero crescere in una valle francese dimenticata tra desiderio di scappare e quello di restare. I figli del titolo sono Anthony, Hacine e Stephanie, ciascuno rappresentante di un contesto sociale molto differente in questa valle dimenticata.
Anthony viene dalla classe operaia: il padre è stato licenziato dalla vecchia fabbrica di altoforni del posto, spazzata via dalla globalizzazione e sopravvive da allora con lavori precari e problemi di alcolismo.
Hacine è figlio di un ex compagno di lavoro del padre di Anthony e ha tutti i problemi relativi alla mancanza di integrazione, essendo di origine marocchina: si trova diviso tra la cultura francese e quella di origine e gestisce giri di spaccio di basso cabotaggio, consapevole di deludere le aspettative del padre.
Stephanie è molto carina e benestante e diventa oggetto dei desideri di Anthony.
I tre ragazzi si conoscono per caso e sempre per caso si intrecciano e si scontrano. L’inizio di tutto è una festa in cui Hacine ruba una moto appartenente al padre di Anthony, fatto da cui si originano avvenimenti tragici.
Quello che l’autore vuole mettere più in luce concerne la mancanza di prospettive della generazione nata tra anni Settanta e Ottanta ( nel 1992 avevano circa 14 anni).
Per i figli della classe operaia dopo la deindustrializzazione il destino è fatto di lavori interinali presso multinazionali o comunque lavori umili e una vita di frustrazione e sacrifici, con le rate da pagare per beni di lusso come grandi tv o moto. Per i ragazzi più benestanti o comunque studiosi si profila la scelta tra restare nella massa anonima di lavoratori sovraistruiti e sottoccupati o diventare parte dell’élite, che prende le decisioni e a cui appartiene il potere economico, solo formalmente in mano ai maggiorenti della valle. Steph vuole aver successo e far parte di questa élite e per questo scappa dalla valle, dopo un’adolescenza tra canne e sballo, ma sembra essere afflitta da perpetua indecisione sui suoi progetti concreti.
Pure Anthony vuole scappare dallo squallore di una vita già segnata e per questo diventa militare.
Hacine sembra destinato ad una carriera di boss della droga ma la sua vita subisce una svolta inaspettata e forse è il più sorprendente dai tre.
La narrazione passa bruscamente da un anno all’altro della vita dei ragazzi e lo stile è asciutto, a volte crudo, esplicito su violenza e incontri sessuali che non sfociano mai in veri avvicinamenti tra mondi diversi. Bella anche la descrizione del campionato di calcio come collante tra classi ed etnie diverse, che ricorda molto il clima nella nostra Penisola, con il calcio volano dell’unità nazionale.
Siamo tutti francesi o italiani quando guardiamo la nazionale e intanto ci distraiamo dalle problematiche economiche e dalle nostre frustrazioni.
Da leggere per riflettere sulla realtà a volte dura.
Recensione di Eleonora Benassi
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