PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1938: Pearl S. Buck

PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1938: Pearl S. Buck “per le sue ricche e veramente epiche descrizioni della vita contadina in Cina e per i suoi capolavori biografici”

 

STIRPE DI DRAGO, di Pearl S. Buck

 

 

Cina 1937-1945. La storia è quella di una famiglia contadina di un villaggio sperduto, ma non troppo, che attraversa gli eventi tragici della seconda guerra sino-giapponese tra cui il massacro di Nanchino più noto come lo stupro di Nanchino. La crudezza ed efferatezza con cui l’autrice, premio Nobel per la letteratura nel 1938, ci racconta i fatti, non sono iperboliche finzioni letterarie, ma la descrizione puntuale di quello che fu l’occupazione giapponese e la resistenza cinese. Una resistenza agita su più fronti: quello dei partigiani delle colline, quello dei doppiogiochisti nelle città, quello dei contadini dei villaggi e quello privato di ognuno dei personaggi che popolano il libro. Anzi, per ognuno di loro potrebbe essere scritto un romanzo a parte per la bravura dell’autrice di creare protagonisti ,e non, con caratteristiche talmente chiare, delineate ed evidenti, da non fare considerare nessuno personaggio secondario ma vero e proprio deus ex machina.

La tragicità degli eventi lascia spazio anche ad altri temi quali l’amore, l’onore, il rispetto, l’emancipazione femminile(ben rappresentata da Giada la nuora dai capelli corti e da Mayli, la probabile futura nuora semidea), la tradizione, il contrasto tra generazioni e le religioni che non diventano ulteriore terreno di scontro e rimangono comunque una questione intima e individuale, l’oppio. Pearl S. Buck in questo romanzo è maestra non solo nella descrizione dei fatti e nella cesellatura dei personaggi, ma anche nel creare inserti divertenti che alleggeriscono al lettore l’abominio di una guerra ormai lontana. Da questo romanzo verrà tratto nel 1944 un film, dal medesimo titolo, in cui gli attori americani interpretano i protagonisti cinesi, oggi procedura impensabile figlia di un tempo che per fortuna riconosce le specificità culturali. Il libro, nonostante la gravità dei temi e dei tempi, si legge tutto d’un fiato e conferma la grandezza di una scrittrice che ha fatto tesoro della sua esperienza in Cina e l’ha trasformata in Letteratura.

Recensione di Francesca Pozzo – Canta La Gallina

LA BUONA TERRA, di Pearl S. Buck

Saga familiare cinese ambientata in una Cina rurale di inizio Novecento. La terra è il tema principale e insieme sfondo di tutte le azioni che Wang Lung,il protagonista, compirà. La terra come mezzo di sostentamento, come simbolo di potere, ma anche la terra come anticamera della morte quando le carestie, le siccità e le invasioni di cavallette prendono il sopravvento sullo scorrere placido delle stagioni. Attorno alla terra si svolgeranno gli eventi della nascita e crescita di una famiglia cinese in cui il maschio è centro del mondo e la femmina è schiava: è infatti questa la traduzione che Margherita Carbonaro decide di adottare, in maniera letterale, dimostrando ancora una volta,se fosse necessario, come attraverso le parole si materializzino concetti e culture che si perpetuano nel tempo.E però molti dei fatti, che in una trama naturale, avrebbero potuto compiersi in maniera negativa, trovano, seppur nella miseria e nel dolore, un lieto fine, grazie all’azione riparatrice e salvifica di O – Lan la moglie/schiava silenziosa, riscattata da una casa di potenti, casa che un giorno diventerà di Wang Lung. Il romanzo è costellato di personaggi tipici per noi occidentali: il vecchio saggio , il servo fedele, gli intriganti, lo stolto e queste tipizzazioni ci rendono facile e scorrevole, ma anche appassionante e entusiasmante, le vicende di una famiglia lontana da noi nel tempo, nello spazio e nei modi.

L’autrice Pearl S. Buck (1892-1973),essendo vissuta per anni in Cina come figlia di missionari americani, dà forza e credibilità a una vicenda inventata grazie alla sua conoscenza profonda della realtà rurale cinese che ci racconta .

Il libro vincerà il premio Pulitzer nel 1938,diventerà poi un buon film con inevitabili tagli e adattamenti comunque utili a mantenere la struttura originale del testo e il senso del romanzo tutto per cui la terra è IL bene prezioso da tramandare per la sopravvivenza del genere umano

Recensione di Francesca Pozzo – Canta La Gallina

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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