PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 1955: Halldòr Laxness – “per la vivida potenza epica con la quale ha rinnovato la grande arte narrativa dell’Islanda”
GENTE INDIPENDENTE, di Halldòr Laxness (iperborea)
Recensire un romanzo di questo spessore non è facile, anche perché le sensazioni che restano dopo aver ultimato la lettura sono struggenti e molto intime, difficili da riportare su di un testo.
Semplicemente grandioso, questo romanzo dell’islandese Laxness (premio Nobel per la Letteratura nel 1955). L’autore mi era sconosciuto fino a poco tempo fa, quando ho comprato questo libro, seicentoundici pagine di assoluta magia. “Gente indipendente” è tra i più bei libri che ho letto nel corso della mia vita. Tra le pagine di questa “epopea”, si viaggia, si sogna, si comprende, si resta affascinati dalla brughiera “…quando uno guarda una pianta in fiore crescere snella e solitaria in un’area desertica in mezzo a centomila pietre, e la trova così, per caso, allora ci si chiede: com’è che la vita cerca di farsi strada? No, perfino lei medita sul finito e l’infinito della vita e vive nell’amore del bene nonostante queste centomila pietre, come te e me, accudiscila, questa pianta, non sradicarla, potrebbe essere lei, Asta Sòllilja…”.
Laxness imbastisce una storia bellissima, un’opera lirica quasi, e i suoi personaggi sono così vividi, così finemente cesellati che potresti riconoscerli ad occhi chiusi. Il rozzo, irascibile e poetico pastore Bjartur dà vita alle pagine trasportando il lettore con sé nella brughiera, tra le sue pecore, la cagna, le mogli e i figli, i piccoli Nonni, Gvendur e Asta Sòllilja, dall’incantevole nome. Il romanzo è scritto in forma assolutamente peculiare, senza caporali o virgolette nei discorsi diretti e la magia sta anche nel fatto che ci si rende conto, leggendo, che non se ne prova la mancanza. La narrazione è fluida, confortevole, un fiume in piena che non stanca, anche quando i tempi passano dal presente al remoto senza soluzione di continuità.
Un inno all’indipendenza ad ogni costo, un capolavoro.
Recensione di Lauretta Chiarini
PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2004: Elfriede Jelinek
1 Trackback / Pingback