PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2016: Bob Dylan – “per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”
QUANDO LA MUSICA DIVENTA NARRATIVA BOB DYLAN: IL CANTASTORIE D’AMERICA
Associare la musica alla narrativa e alla letteratura può sembrare spesso un esercizio forzato o discutibile, non è certamente il caso di Bob Dylan che con la sua arte ha creato una sua personale narrativa che lo ha portato, per molti inaspettatamente, a ricevere nel 2016 il prestigioso premio Nobel per la letteratura. Ma qual è il valore di un artista come il buon Robert Allen Zimmerman in arte Bob Dylan, classe 1941, con all’attivo una quarantina di incisioni in studio e una cascata di live e bootleg ufficiali?! La “non voce” più famosa della musica moderna ha avuto il merito di appropriarsi degli elementi tipici della tradizione musicale americana, mescolando abilmente folk, country, blues e, in alcuni momenti, anche il rock per raccontare i mali del suo paese, cantare il bisogno di cambiamenti e di pace (“Blowin’ in the Wind” colpisce ancora oggi per la sua attualità così come “The Time They Are’a’Changin”, per citarne due), raccontare storie di perdizione, povertà, degli ultimi in generale.
Per comprendere il grande valore di questo artista basterebbe immaginare le tante reinterpretazioni delle sue canzoni da parte di artisti ultraincensati quali Springsteen, Hendrix, Simon & Garfunkel ad esempio, per non parlare dell’Italia dove diversi brani della sua discografia sono stati tradotti e cantati da Nomadi (“I Want You”), De Andrè (“Romance in Durango”, “Desolation Row”) o De Gregori (l’ultimo suo lavoro in studio “Amore e Furto”). Perché la capacità narrativa di Dylan si adatta a tutti i contesti, superare i confini del paese e si fa voce di tutto e di tutti, una caratteristica che non ha perso con gli anni, come dimostrano i lunghi romanzi in musica “Tempest” (dall’album omonimo del 2012, dedicata alla tragedia del Titanic, una brano dalle forte tinte folk) e “Murder Most Foul” (da “Roungh and Rowdy Ways” del 2020 e ispirato all’omicidio di Kennedy).
Nel suo percorso ha trovato anche il tempo di affacciarsi per una terzina di dischi alla religione cattolica, mettendo in difficoltà con i suoi sermoni tecnici, produttori e ospiti (non a caso Mark Knopfler, ateo convinto, confesserà il suo lieve disagio nel collaborare con Bob al bellissimo “Slow Train Coming” del 1979) dimostrando ancora una volta il suo sguardo aperto su tutto ciò che gli capitava intorno e che lo ha portato a compiere scelte spesso impopolari (in una registrazione live contenuta nel Bootleg ufficiale numero 7 uno tra il pubblicò lo chiamò “Judas” accusandolo di aver tradito la musica folk per il rock). Non si può tacere il suo rapporto difficile con i fan, soprattutto negli spettacoli Live, è piuttosto recente la diatriba riguardante il divieto assoluto di utilizzare i cellulari durante i suoi concerti.
È anche vero che il nostro ha assunto sempre di più un atteggiamento ben distante dalla dimensione della rock star, imbastisce delle scalette piuttosto striminzite ed estremamente avare di classici e cambia spesso arrangiamenti e velocità di esecuzione disorientando gli ascoltatori (ne è una dimostrazione il bellissimo live senza pubblico “Shadow kingdom” di quest’anno). Eppure rimane una magia difficile da definire quello che l’attentato cantautore, dalla voce sempre più ruvida, riesce a trasmettere: Alessandro Robecchi, in un’intervista pubblicata su questo sito, ha raccontato queste emozioni e allo stesso tempo il grande livello di concentrazione che richiedono le sue esibizioni, concentrazione che non consente alcuna distrazione. Piaccia o no, sia simpatico o meno, Bob Dylan rappresenta ancora oggi quella voce tra musica, storie e poesia, che più di tanti altri ha saputo dipingere, con alti e bassi ci mancherebbe, tutti gli aspetti, la storia, le contraddizioni, il bene e il male del Sogno Americano, e i suoi semplici accordi continuano a riecheggiare nelle chitarre delle comitive e nei cori di chi non si arrende al degrado dell’umanità.
E mi piace, in chiusura, citare un aneddoto legato alla mia infanzia e che rende ragione d grande valore letterario di Bob Dylan: durante la festa di fine anno della quinta elementare le maestre salutano tutti noi bambini regalandoci un cartoncino azzurro con sopra scritta la meravigliosa poesia “Sempre Giovane”… era la traduzione del testo della canzone “Forever Young”!
CONSIGLI PER L’ASCOLTO 10 ALBUM (per farsi un’idea, lista basata su criteri assolutamente individuali…e ce ne sarebbero molti di più da consigliare) 1 The Freewheelin’Bob Dylan” 2 Bringing It All Back Home 3 Highway 61 Revisted 4 Blonde On Blonde 5 John Wesley Haring 6 New Morning 7 Blood On The Tracks 8 Slow Train Coming 9 Love And Theft 10 Tempest Vale la pena segnalare un ottimo cofanetto contenente tutte le incisioni in studio dal debutto fino a Tempest (sono esclusi gli ultimi 4 lavori) e arricchito dalla presenza di una raccolta di tracce extra e da una selezione di Live Album (ma non troverete gli Official Bootleg)…molto comodo e esaustivo.
Di Enrico Spinelli
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