PREMIO PULITZER 1969: CASA FATTA DI ALBA, di N. Scott Momaday ( Black Coffee)
“considerate per un momento quella vecchia Kiowa, mia nonna, il cui uso del linguaggio era limitato al discorso. E potete star certi che la sua considerazione delle parole era sempre alta nella misura in cui da loro dipendeva. Perché, vedete, le parole per lei erano medicina; erano magiche e invisibili. Dal nulla creavano suono e significati. Non avevano prezzo; non si potevano ne vendere ne comprare. E non se ne sprecava mai”
Casa fatta di Alba è la prima opera di un nativo americano ad aver vinto il Pulitzer ben sessanta anni fa.
È il racconto oggettivo, spietato ma anche tenero e pieno di struggimento, del declino del popolo dei nativi americani durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Momaday la mette giù pesante e non risparmia nulla, ne ai lettori ne al popolo cui appartiene, che proprio in quegli anni si ritrova smarrito, annientato e preda dell’alcool, delle droghe e dell’ inedia cui erano stati forzati.
Casa fatta di alba ha descrizioni di paesaggi così vere e poetiche da restare impresse nella retina quando chiudiamo gli occhi.
Il continuo mescolarsi tra presente, passato e folklore rende la lettura a tratti un po’ complessa ma ci regala pagine profondamente emozionanti.
Lo consiglio a quelli che ,come me,in un ipotetico gioco tra sceriffi e indiani, si sono sempre schierati dalla parte dei nativi.
Recensione di Annachiara Falchetti
PREMIO PULITZER 1981: UNA BANDA DI IDIOTI John Kennedy Toole
PREMIO PULITZER 1981: UNA BANDA DI IDIOTI John Kennedy Toole
Be the first to comment