PREMIO PULITZER 1983: IL COLORE VIOLA, di Alice Walker (SUR)
Recensione 1
Lessi questo libro una vita fa, forse avevo 11/12 anni…
La sua recente ristampa (per Edizioni Sur) mi ha fatto tornare la voglia di riprendere la mia vecchia copia Euroclub del 1986 (io non rileggo quasi mai!) e di vedere quanto potesse essere cambiato l’impatto emotivo di questa lettura a distanza di trent’anni.
Ebbene, o io sono rimasta l’adolescente di allora, o sono sempre stata vecchia dentro, perché le emozioni che ho provato sono state esattamente le stesse di quella me ragazzina che leggeva, sconvolta, questa storia di abusi, di violenza, di razzismo, sessismo, omosessualità, ma anche di riscatto, di rinascita, di religione, di femminismo, di amore (nella sua accezione più ampia).
Una lingua semplice, direi proprio pura, al servizio di temi durissimi, fa di queste pagine un romanzo potentissimo, capace di arrivare in maniera diretta al cuore di chiunque gli si avvicini.
La Walker non ha voluto raccontare una storia di neri, poveri e ignoranti, usando il linguaggio istruito dei bianchi, quindi ha scelto il candore di una lingua tanto elementare e sgrammaticata quanto sincera, simbolo di un popolo appena uscito da secoli di oppressione.
E candida era Celie, quando, appena 14enne, veniva violentata da suo padre. Candida era Celie quando ha partorito, per ben due volte, il frutto di quegli stupri…senza neanche poter tenere i suoi bambini.
Candida era Celie quando, quello stesso padre-mostro, l’ha costretta a sposare un uomo che non ha fatto altro che perpetrare gli abusi su di lei, violentandola, picchiandola, trattandola come una serva, e togliendole l’unico affetto per lei veramente importante: sua sorella.
Candida era Celie quando, sottomessa, accettava tutto questo…convincendosi di non valere nulla, e di essere brutta e stupida.
Questo purtroppo accade quando sei una ragazzina nera, povera, nel Sud degli Stati Uniti agli inizi del ‘900.
Eppure in questa triste storia di violenza, di segregazione razziale e di subordinazione della donna al maschio, si possono trovare bellissime pagine di solidarietà femminile, di sorellanza.
Le donne della Walker sono donne che non si arrendono, che si ribellano, che si uniscono, donne che hanno il coraggio di lottare per la propria indipendenza, e di cercare altrove quello che gli uomini non sono in grado di dare loro.
Ma l’autrice non li condanna, gli uomini, anzi, concede loro la possibilità di cambiare, di ravvedersi, di diventare “uomini” davvero.
Un romanzo importante, da leggere e rileggere.
Recensione di Antonella Russi
Recensione 2
Questo romanzo scritto in forma epistolare narra la storia di una donna Afroamericana, Celie, abusata dal padre e data poi in sposa ad un amico di questi in giovanissima età. Dopo anni di violenze e soprusi, durante i quali il marito farà sì che Celie perda qualsiasi contatto con la sorella Nettie, conoscerà una donna, amica ed amante dell’uomo che ha dovuto sposare, che le farà conoscere la vita libera dalla sottomissione e soprattutto le farà acquisire una profonda conoscenza di sé stessa e delle sue grandi capacità.
Questo romanzo fa battere il cuore. Prima, per la violenza indicibile che regna nella vita di Celie, a cui subito il lettore si affeziona; poi per la speranza che nasce alla prospettiva finalmente di avere una vita libera, appagata, serena, che si va delineando per la protagonista. Sono molto interessanti anche gli intermezzi che mostrano la vita in Africa, così lontana da quella di Celie eppure, per alcuni aspetti (il ruolo delle donne nella società, la loro difficoltà ad accedere all’istruzione, i soprusi subiti dai potenti inglesi) così simili.
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