PREMIO PULITZER 2023 ex aequo : TRUST, di Hernan Diaz – DEMON COPPERHEAD, di Barbara Kingsolver
TRUST, di Hernan Diaz (Feltrinelli – giugno 2022)
Questo libro è molte cose.
È la New York degli anni 20.
È la storia di un magnate della finanza, genio delle speculazioni di borsa.
È la storia di una moglie, ma soprattutto di una donna.
Di una segretaria che si ritrova ad essere ghostwriter.
Di mezze bugie.
Di mezze verità.
Suddivisa in quattro generi letterari diversi, la storia di Andrew Bevel, sua moglie Mildred e Ida Partenza, si mostra al lettore come un puzzle di pezzi prestabiliti, pagina dopo pagina, che sembrano si incastrino perfettamente tra loro, ma che invece hanno dimensioni impercettibilmente diverse: sono i decimi di millimetro delle verità e menzogne.
Solo dalla seconda metà in poi Diaz fornisce i giusti incastri, in una scoperta graduale del quadro completo, coi suoi giusti colori e sfumature, lasciando quasi sgomenti e consapevoli che, a volte, il punto di vista personale può essere un’arma più potente della verità.
Magnificamente scritto in ogni genere narrativo trattato, Trust ha il sentore di un giallo e il retrogusto amaro della biografia di un grande e tragico personaggio che impareremo a conoscere veramente solo alla fine.
L’ho trovato immensamente bello, oltre che un esperimento letterario ben riuscito.
Recensione di Isabella Secci
DEMON COPPERHEAD, di Barbara Kingsolver (Neri Pozza – novembre 2023)
Il primo libro dell’anno è la storia dell’orfano Demon, che ha molti punti in comune con David Copperfield. Se conoscete bene la storia di David Copperfield, rischiate lo spoiler, perché l’autrice riprende situazioni e personaggi dell’immenso romanzo di Dickens e li trasporta tra gli anni Ottanta e il Duemila negli Appalachi. Avendo un minimo di capacità di astrazione, si riconoscono facilmente i Peggotty, il primo amore Emmy, il patrigno prepotente, l’amico Steerforth, il viscido Huriah Heep, la moglie bambina Dora. Più o meno le vicende di Demon seguono fedelmente quelle di Copperfield, per quasi tutto il romanzo, eccettuata la parte sul girone infernale degli affidi e quella sulle dipendenze. Tuttavia il mondo è pieno di riedizioni e rivisitazioni di Copperfield ( esiste anche un film recente con un David indiano) e non avrei degnato granché di attenzione quest’ultima, se non per due aspetti.
Il primo è l’ambientazione. Demon viene dagli Appalachi, terra di minatori ora disoccupati perché il loro posto è stato preso dalle macchine. Nel libro viene approfondita la rabbia di queste persone emarginate, chiamate sprezzantemente dalla gente di città Hillybilly, già accennato in “Elegia americana” di Vance, e anche il loro orgoglio di esistere, anche se abbandonati da tutti, in modo diverso dalla gente di città.
Il secondo è l’approfondimento sulla dipendenza da oppiacei, spaventosa piaga negli Stati Uniti oggetto negli ultimi tempi di film e serie tv. Siamo abituati a pensare alla droga come qualcosa di illegale, per cui risulta difficile pensare che una dipendenza possa nascere da un farmaco prescritto da un medico secondo linee guida consolidate. Invece la dipendenza di Demon nasce proprio dall’utilizzo di un farmaco che lo aiuta a sopportare il dolore alla gamba. Presto gli servono dosi sempre più elevate di oxy e non può smettere, pena terribili dolori fisici e reazioni del suo organismo. Inquietanti anche le cliniche del dolore, dove ti fai prescrivere la tua droga legale in cambio di soldi o altre prestazioni e vendi il sovrappiù del farmaco ad altri disperati in cambio di soldi per comprarne ancora.
Lo stile è curato. L’autore non ha l’ironia che avrebbe avuto Dickens per descrivere certe situazioni ma fa raccontare a Demon in modo asciutto le sue disgrazie, senza appesantire lo stile, cercando la lacrima facile.
Consiglio il libro a tutti quelli che hanno amato e amano David Copperfield.
Recensione di Eleonora Benassi
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